Conan: Il Dio nell'urna

CONAN: IL DIO NELL'URNA

di Salvatore Conte (2024)

1

Raccogli le ultime tracce di unto nel piatto con una crosta di pane secca e insapore, almeno la carne non era male.

Ripensi all’uomo con cui hai parlato prima e al “lavoretto” che ti appresti a fare stasera stessa.

Riguardo al committente, non hai ancora avuto modo di guardarlo in faccia, ma paga bene per rubare solamente un oggetto.

Devi penetrare in un negozio di antiquariato, o un museo, non hai capito bene, ma non t’interessano certe questioni, ti basta sapere esattamente dove si trova la coppa di diamanti zamoriana che devi rubare.

Guadagneresti di più a rivenderla tu stesso, ma sai che certi oggetti particolari sono difficili da smerciare ai ricettatori: è molto meglio del denaro sonante in questi casi.
Svuoti la birra e alzi gli occhi su Layla.

È una vecchia bagascia che ti tiri dietro da un po' di tempo. Non sai quanto durerà, ma per il momento state insieme. È solo una grossa cessa, però ti piace proprio per questo. L'hai illusa promettendole di farla Imperatrice di questo mondo malvagio, e lei ha fatto finta di crederci.

I padroni delle bettole ti hanno offerto parecchio denaro per lasciarla a loro, visto che si tira addosso gli occhi dei clienti, ma al momento reputi giusto tenerla per te.
Se la porti di sopra a scopare, vai al 35.
Se preferisci cominciare a lavorare, la saluti con un rapido cenno ed esci dalla locanda; vai al 48.

 

24

Il secondo giro è ancora più soddisfacente del primo.

«Sei una bestia, Layla».
«Guarda che lo prendo come un complimento», cinguetta, ravvivandosi i capelli.
«Se vuoi lavorare, lavora, ma non farti ritrovare con un coltello nella trippa...».

«Ho voglia solo di dormire».

Annuisci ed esci dalla stanza.
Stai per scendere dabbasso, quando ti senti chiamare...

«Conan...».

Ti volti e lei è là: camicia allacciata di fretta con un solo bottone, zinne e pancia da sorca.

«Vengo anch'io... in città sono più abile di te...».

«Allora muoviti...»

Vai al 48.

 

35

Un’ora dopo le stai accarezzando i capelli nella stanza in cui siete alloggiati. È molto più vecchia di te, ma al momento andate d'accordo.

Non rompe troppo il cazzo e si fa scopare quando ne hai voglia; nel mezzo, ti cattura l'occhio con la sua camicia bianca sbottonata fino allo stomaco.

«Chiuditi dentro e non aprire a nessuno».

«Ci tieni così tanto a me?».

«Stiamo insieme, Layla...».

Ti alzi e la donna ti afferra un polso: «Sei già sazio?», domanda languidamente. «Eppure avevo sentito che voi uomini del nord avete appetiti pari ai vostri muscoli».
Ti chini a baciarla profondamente sulla bocca.

Quando rimane senza fiato si stacca ansimante.

«Per Crom, se hai ragione», esclami, «ma…

…stasera ho un lavoretto, l'hai capito, no?».

Ti rivesti e scendi al piano di sotto. Vai al 48.
…al diavolo, c’è ancora tempo!», esclami, infilandoti nuovamente sotto le coperte. Vai al 24.

 

41

 

 

48

La taverna è gremita di gente, l’odore di sudore e alcool scadente impregna l’ambiente.
È in posti come questi, situati nelle zone più squallide della città, che si trovano i lavori migliori: solitamente si tratta di quelli che nessuno vuole fare, ma non in questo caso. Probabilmente il tuo committente è qualcuno noto in città e ha bisogno di uno straniero per il colpo. Certo, potrebbe essere una trappola, ma sapresti come gestirla.

Accarezzi il fodero della tua arma e stringendoti addosso Layla, quasi sollevandola da terra, t’immergi nella calca di corpi, diretto verso l’uscita; mentre sei vicino alla porta, gli spazi si fanno più ampi e un vecchio da un occhio solo viene spinto dall’uomo con cui stava litigando, finendoti addosso. Rimbalza contro di te e crolla sul pavimento.
Se ti fermi a osservare meglio i due uomini, vai al 65.
Se aiuti il vecchio ad alzarsi, vai al 5.

 

65

Porti una mano a coprire il borsello con le Monete. Socchiudi gli occhi minaccioso e ti prendi il tempo di osservare i due uomini che stavano litigando: come sospettavi senti qualcuno che cerca di soffiarti il denaro, ma tu, svelto, gli torci il braccio fino a romperlo.
Un ragazzo dai sudici capelli biondi e il volto rubizzo giace ai tuoi piedi, tenendosi il polso dolorante: «Dannato selvaggio!», urla, rivolto a te. «Credi di essere a casa tua, dove voi bestie potete fare tutto quello che vi pare?».
Rispondi con un grugnito, portando la mano sulla tua arma, mentre Layla si stringe a te.
«Ci sono delle leggi qui!», rincara la dose il vecchio con un occhio solo.

Si sta rialzando assieme al ragazzo.
«E quale di queste leggi m’impedisce di uccidervi prima che arrivino le guardie?», domandi, estraendo la tua arma. Ti volti indietro, lanci occhiate furiose alla massa di avventori che sta seguendo silenziosa la scena; nessuno osa fare una mossa, sono qui per ubriacarsi e gozzovigliare, al massimo per rubare, non certo per rischiare la vita.
Esci dalla locanda camminando all’indietro.

«Andiamo...», Layla ti conferma che non ci sono sorprese.

Quando sei nell’aria fresca della sera, rinfoderi l’arma e ti allontani insieme alla bagascia.
Vai al 41.