Conan: Il Dio nell'urna CONAN: IL DIO NELL'URNA di Salvatore Conte (2024) Raccogli le ultime tracce di unto nel piatto con una crosta di pane secca e insapore, almeno la carne non era male. Ripensi all’uomo con cui hai parlato prima e al “lavoretto” che ti appresti a fare stasera stessa. Riguardo al committente, non hai ancora avuto modo di guardarlo in faccia, ma paga bene per rubare solamente un oggetto. Devi penetrare in un negozio di antiquariato, o un museo, non hai capito bene, ma non t’interessano certe questioni, ti basta sapere esattamente dove si trova la coppa di diamanti zamoriana che devi rubare.
Guadagneresti di più a rivenderla tu stesso, ma sai che certi
oggetti particolari sono difficili da smerciare ai ricettatori: è molto meglio
del denaro sonante in questi casi. È una vecchia bagascia che ti tiri dietro da un po' di tempo. Non sai quanto durerà, ma per il momento state insieme. È solo una grossa cessa, però ti piace proprio per questo. L'hai illusa promettendole di farla Imperatrice di questo mondo malvagio, e lei ha fatto finta di crederci.
I padroni delle bettole ti hanno offerto
parecchio denaro per lasciarla a loro, visto che si tira addosso gli occhi dei
clienti, ma al momento reputi giusto tenerla per te.
Il secondo giro è ancora più soddisfacente del primo.
«Sei una bestia, Layla». «Ho voglia solo di dormire».
Annuisci ed esci dalla stanza. «Conan...». Ti volti e lei è là: camicia allacciata di fretta con un solo bottone, zinne e pancia da sorca. «Vengo anch'io... in città sono più abile di te...». «Allora muoviti...» Vai al 48.
Un’ora dopo le stai accarezzando i capelli nella stanza in cui siete alloggiati. È molto più vecchia di te, ma al momento andate d'accordo. Non rompe troppo il cazzo e si fa scopare quando ne hai voglia; nel mezzo, ti cattura l'occhio con la sua camicia bianca sbottonata fino allo stomaco. «Chiuditi dentro e non aprire a nessuno». «Ci tieni così tanto a me?». «Stiamo insieme, Layla...».
Ti alzi e la donna ti afferra un polso: «Sei già sazio?»,
domanda languidamente. «Eppure avevo sentito che voi uomini del nord avete
appetiti pari ai vostri muscoli». Quando rimane senza fiato si stacca ansimante. «Per Crom, se hai ragione», esclami, «ma… …stasera ho un lavoretto, l'hai capito, no?».
Ti rivesti e scendi al piano di sotto. Vai al 48.
La taverna è gremita di gente, l’odore di sudore e alcool
scadente impregna l’ambiente.
Accarezzi il fodero della tua arma e stringendoti addosso
Layla, quasi sollevandola da terra, t’immergi nella calca di corpi, diretto
verso l’uscita; mentre sei vicino alla porta, gli spazi si fanno più ampi e un
vecchio da un occhio solo viene spinto dall’uomo con cui stava litigando,
finendoti addosso. Rimbalza contro di te e crolla sul pavimento.
Porti una mano a coprire il borsello con le Monete. Socchiudi
gli occhi minaccioso e ti prendi il tempo di osservare i due uomini che stavano
litigando: come sospettavi senti qualcuno che cerca di soffiarti il denaro, ma
tu, svelto, gli torci il braccio fino a romperlo.
Si sta rialzando assieme al ragazzo. «Andiamo...», Layla ti conferma che non ci sono sorprese.
Quando sei nell’aria fresca della sera, rinfoderi l’arma e ti
allontani insieme alla bagascia. |
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