La Banda

delle Cesse

Sbudellatrici

LA BANDA DELLE CESSE SBUDELLATRICI

di Salvatore Conte (2024)

1
È un freddo pomeriggio di febbraio, e ti trovi in compagnia di tuo padre nella casa di riposo dove è ricoverato. Da un paio di anni il suo cervello ha cominciato a regredire, così come la memoria, e non ricorda molto degli ultimi anni. Di tanto in tanto ti chiede notizie di tua madre, che è morta da ormai dieci anni.
«Sta bene», gli rispondi sorridendo, «è a casa a preparare una torta di mele».

Tuo padre sorride... non è più molto presente, ma è ancora in buona salute e devi fartelo bastare.

Terminata la visita, fai ritorno a casa sulla tua Giulia 2000, la bestia senza limiti, l'unica donna che non ti abbia ancora mollato.

L'appartamento è freddo e silente come al solito.
Appendi il cappotto e accendi la televisione. Trasmettono i cartoni animati di Braccobaldo. Sorridi per un attimo, ricordando con nostalgia che tua figlia Grazia li guarda tutti i giorni. Il suo chiasso infantile ti ha sempre messo allegria, ma da quando ti sei trasferito in questo bilocale in affitto, sei assediato dal silenzio e dalla malinconia.

Trovi un notiziario locale che apre con un aggiornamento sulle indagini in corso in merito al duplice omicidio di sabato scorso, quando una coppia che si era appartata nelle campagne poco fuori Gaggiano è stata barbaramente assassinata.
Le indagini, a quanto pare, non presentano novità: il commissario capo Merli, intervistato, dice che la polizia non esclude alcuna pista e che sta valutando attentamente indizi, testimoni e rilevamenti scientifici.
Conosci bene il tuo superiore e sai capire subito quando cerca di nascondere i propri timori di non riuscire ad arrivare in breve tempo al colpevole, come in questo caso, purtroppo.
Spegni la TV e ti lasci cadere sul divano.
La sospensione ti sta uccidendo... quando sei immerso nel tuo lavoro non hai tempo per pensare al divorzio, ai minuti contati che hai ogni volta che vai a trovare Grazia, o alla condizione di tuo padre. Inoltre puoi alzarti la mattina e guardarti allo specchio senza avvertire quella punta di tristezza e di frustrazione che provi ogni volta che senti di non aver adempiuto fino in fondo al tuo dovere. Ma forse dovresti cambiare, imparare a fregartene di questo mondo schifoso, in cui la gente si affanna in occupazioni del tutto inutili, nella speranza di migliorare una condizione che è destinata a peggiorare ancora.
In breve sono ormai le nove di sera, hai bisogno di fumare una sigaretta, ma scopri che l'ultima l'hai fumata mentre tornavi dalla casa di riposo.

Sorridi.
Vuoi andare al bar tabacchi sotto casa a prendere un pacchetto? Vai al 56.
Altrimenti puoi sempre andare a fare una passeggiata al parco, tanto per prendere una boccata d'aria (27).
Se invece preferisci restare chiuso in casa a guardare la televisione, vai all'86.

2

«Det Som Engang Var...», ripeti. «Ti ricordi cosa aveva detto il professore di Susanna?», domandi alla Frezzante.
«Aveva parlato di un titolo strano...

«Nordico o slavo... », puntualizzi. «Forse era proprio questo.

Grazie, Polacca, il tuo aiuto è stato prezioso».
Hai ottenuto l'indizio I.
Vai al 74.

 

5

La mattina dopo vi mettete in macchina e cominciate a rintracciare i possessori di Alfa Romeo Duetto spider, di colore rosso.

Raggiungete il primo della lista. È un uomo piuttosto anziano che vive in una villa poco fuori città. Scarti subito l'ipotesi che sia lui il vostro uomo, visto che la macchina è rimasta in garage da diverso tempo e la ricopre uno strato di polvere accumulata da mesi.
Dopo altri buchi nell'acqua, arrivate a uno strano indirizzo in zona Ripa di Porta Ticinese.
«E questo che diavolo di posto è?», domandi, parcheggiando di fronte a una singolare palazzina stretta tra un paio di edifici in via Lagrange.
«Non lo so», risponde la Frezzante. «Forse è una comune».
Scendete dall'auto, a questo indirizzo dovreste trovare una certa Nada Giansanti.
Se hai l'indizio I, vai all'81.
Altrimenti vai al 134.

 

9

Mentre ascolti, l'occhio ti cade alle spalle della Guru: «Vedo la sua laurea in filosofia lì alla parete...».
«Sì, sono stata per anni docente alle scuole superiori».
«Per cui conoscerà bene l’"Elogio della follia", di Erasmo da Rotterdam».
«Certamente. Le interessa questa opera?».
«No, solo curiosità.

Beh, l’abbiamo disturbata abbastanza», dici, alzandoti in piedi, «la ringraziamo per la sua collaborazione.

Nel caso avessimo ancora bisogno di lei…».
«Mi potrete trovare qui, commissario...», conclude la Giansanti.
«Che ne dici, Francesco?», ti domanda la Frezzante, mentre salite in macchina.
«Che puzza come il pesce di una settimana...

Conosceva Susanna, ne sono sicuro».
Riporta l'intuizione 3.
Se hai l'indizio H vai all'87.
Altrimenti vai al 143.

 

13

Sai che si comportano spesso così: litigano di brutto e poi fanno l'amore.

Mangi un piatto di pasta davanti alla televisione, guardandoti una puntata del "Prigioniero", con Patrick McGoohan.

Purtroppo non ci capisci un granché, perché vedi ogni tanto uno spezzone di puntata, tra l'acqua che bolle e una telefonata che squilla, e ogni volta perdi il filo della trama che, tra l'altro, è piuttosto intricata.

Peccato, perché sarebbe molto istruttivo, se tu lo vedessi con regolarità.

A questo punto ti viene voglia di una birra.

Scendi al bar tabacchi sotto casa e ti metti seduto a un tavolino.

Dopo un po' Layla viene a prendere l'ordine.

«Due birre...», le sussurri.

È scaltra, non ci mette molto a capire che la seconda è per lei.

Quando ritorna si mette seduta senza attendere l'invito. C'è poco movimento.

«Come vanno le cose? Qualcuno ti dà ancora fastidio?».

«No, nessuno... a parte te...».

Però sorride.

«Mi sono fatta troppo vecchia?».

«No, per niente».

Forse vorrebbe chiederti che cosa stai aspettando a proporle un invito più impegnativo.

Già... cosa stai aspettando?

Layla ha lo stesso charme della Frezzante, e non è chiusa a testuggine come lei.

Ti ritrovi a fissare il boccale, mentre lei prosegue.

«Ho paura, Francesco.

Non sono riusciti a fermarlo.

Un bandito si può fermare. E tu lo hai fatto.

Ma quello?

Potrei rimanere uccisa molto presto, lo sai?».

Te lo aveva già detto.

Per lei sei una sorta di ultimo rifugio.

È piacente, ma non lega facilmente. Si fida di te. Specie dopo il tuo intervento.

«Hai qualcos'altro per la testa?

Non perdere il tuo tempo con una donna che non sa capirti...».

Questa non te l'aspettavi.

Sembra molto ben informata, anche se non fa la poliziotta.

In effetti l'idea di metterti insieme a Layla ti attira molto.

Ti chiedi che farai quando si aggraverà.

Vederla morire non sarà piacevole.

«C'è una clinica fuori Milano.

Hanno un macchinario nuovo.

Voglio portarti lì.

È costosa, ma una volta li ho salvati da una truffa ai loro danni. Sono in debito con me».

Le hai risposto in maniera non simmetrica.

«Tu faresti questo per me?!», è imbarazzata, e non sembra recitare.

Non è una vera domanda, ma tu comunque non hai la risposta.

Si avvicina e ti porta una mano sul seno.

È una donna concreta e l'hai fatta sentire importante.

Vai al 126.

 

14

«In effetti è un simbolo nuovo», dici.

«Ti viene in mente qualcosa?».
«Ancora non saprei.

Ma se ipotizzassimo un delitto rituale, visto come è stato ridotto il cadavere della vittima, l'indagine prenderebbe una piega decisamente singolare».
«Va bene, ma vediamo di andarci cauti e di non partire per la tangente. Voglio che vi rechiate subito a casa della ragazza per scoprire qualcosa. Sentite i famigliari, i vicini, gli amici, tutti quelli che possono dirci qualcosa».
Tu e la Frezzante vi alzate, salutate il commissario e uscite dal suo ufficio.
Riporta l'intuizione 1.
Se ti rechi a casa della vittima, vai al 140.
Se non hai avuto ancora modo di confrontarti con Cassinelli e vuoi prima recarti da lui, vai al 38.

 

19

Spari il primo colpo, ferendo al braccio il criminale che ha appena colpito la tabaccaia e che stava portando la mano dentro la giacca, mentre l'altro ti si avventa contro urlando: «Maledetto sbirro!».
Vai al 75.

 

22

Sulla scrivania della ragazza c'è anche una macchina da scrivere, cosa inusuale per una ragazza con tutti quei quaderni, penne e matite.

Forse stava scrivendo una lettera o testo che richiedeva una presentazione precisa e formale.
Prendi la macchina da scrivere e sollevi il coperchio, tiri via il nastro e lo svolgi, guardandolo in controluce: puoi così leggere le ultime parole scritte dalla ragazza con la macchina. Il testo però non è proprio quello che ti aspetti, sembra una poesia, ma non di tipo adolescenziale...

«Cristo...», sospiri, mentre riponi il nastro.
Hai ottenuto l'indizio E.
Ora puoi raggiungere la Frezzante al 24.

 

24

«Scoperto qualcosa?», domandi alla collega, mentre con gli agenti sta sentendo i vicini.
«Dicono tutti le stesse cose, Francesco: che era una brava ragazza, che non frequentava gentaglia, che sono tutti molto scossi e spaventati».
«Lascia gli agenti a prendere le deposizioni, poi rimandali su dal padre, per un po'. Noi andiamo a scuola».
«Bene, commissario...».
Esci dal palazzo, dove si sta formando una piccola folla di curiosi che hanno visto le auto della polizia.
Vi recate all'istituto Leone XIII in via Melchiorre Gioia.

Chiedete di parlare con il direttore, ed essendo questo un istituto gestito dai Salesiani, si tratta in effetti di un sacerdote, che vi riceve nel suo ufficio.
Lo informate della morte di Susanna, senza dilungarvi in particolari, il direttore scuote la testa, rammaricandosi e raccomandando a Dio l'anima della ragazza.
«Era una ragazza così gioviale, così piena dell'amore del Signore», vi racconta. «È davvero sconvolgente che sia stata uccisa».
«Noi vorremmo parlare con due delle sue compagne: Laura e Marisa».
«Certo, le faccio chiamare subito».
«Forse è meglio che siano presenti anche i genitori», suggerisce la Frezzante, «la notizia immagino le sconvolgerà».

«Sono maggiorenni, ormai...».
«Sì, ha ragione. Li faccio chiamare immediatamente».

Il direttore ti ignora completamente.
Quindi telefona personalmente ai genitori delle due ragazze, informandoli della delicata situazione e chiedendo loro di recarsi al più presto a scuola.
Nel frattempo chiedi di fare un giro per l'istituto.
Il direttore vi accompagna per i corridoi: al momento sono in corso le lezioni e i ragazzi sono quasi tutti in classe, eccezion fatta per alcuni piccoli gruppetti di "ribelli" che alla vista del direttore scappano in classe.
«Noi imponiamo una rigida disciplina ai nostri ragazzi», vi spiega il direttore. «Sono tempi difficili: è nelle scuole superiori che malintenzionati e cattivi maestri trovano terreno fertile».
«Succede anche nella vostra scuola?», domandi.
«Sicuramente non tra queste mura, ma fuori... non ci giurerei.

Molti ragazzi si comportano da ribelli solo per andare contro i genitori o contro "il sistema"».
Più tardi giungono i genitori delle ragazze e così il direttore le convoca nel suo ufficio.

«La signora e il signore sono della polizia. È successa una cosa terribile e reputano che voi possiate essere d'aiuto alle indagini...», le due ragazze impallidiscono, per poi scoppiare in lacrime tra le braccia dei genitori, quando apprendono che la loro amica Susanna è mancata.
Entrambe hanno visto Susanna per l'ultima volta ieri pomeriggio, fuori da scuola. Si erano fermate a un bar a prendere una bibita, poi lei è andata via... doveva scappare, aveva detto, e l'hanno vista salire a bordo di una macchina sportiva rossa.

Purtroppo non avevano mai visto quella macchina e lei aveva taciuto su quell'appuntamento.
«Stava scrivendo una tesina per l'insegnante di filosofia, era il suo lavoro in vista della maturità», racconta Laura. «So che ci teneva molto e che stava cercando qualcuno che potesse aiutarla a completarla».
«Che genere di tesina?».
«Sulla follia», risponde Marisa. «Ma non sappiamo con chi doveva vedersi, non ce ne ha mai parlato, davvero...».
Vai al 64.

 

25

«È stata violentata?».
«Non ho trovato tracce di liquido seminale, ma l'hanno ripulita così accuratamente che non posso esserne sicura al cento per cento».
«Va bene, quando ha finito spedisca il referto in centrale, come al solito.

Grazie».

Ti congedi dalla patologa, perché vuoi far parlare Anna.

«Hai mai visto una cosa del genere?».

«Sinceramente... no».
«Ti sarai fatta qualche idea...».
«Non ancora».
«Se non sbaglio, in alcune religioni pagane non vengono estratte le interiora del defunto?».
«Ti riferisci agli antichi Egizi?».
«Ad esempio».
«Può darsi. Non sono un'archeologa».

«Forse abbiamo a che fare con un delitto rituale...», argomenti, tra lo scetticismo della Frezzante.
Hai ottenuto l'indizio D.
Se hai l'indizio B, vai al 72.

Altrimenti vai al 151.

 

28

«D'accordo, vai ad interrogare il netturbino e poi fammi sapere».
«Vado...».

L'ispettrice Frezzante si allontana, mentre tu continui a seguire il lavoro della scientifica. Una volta una scena come questa ti avrebbe dato il voltastomaco e ti avrebbe riempito il cuore di tristezza, ora invece non provi che apatia.
Mentre i portantini dell'ambulanza stanno per portare via il cadavere, vedi Anna tornare con il taccuino aperto:
«Il netturbino non è stato molto di aiuto, Francesco. Si chiama Luciano Rossi. È arrivato qui poco dopo le 5, ha visto il vagone aperto e ha trovato il corpo della ragazza. Dice che ci sono dei barboni che ogni tanto vengono a dormire in questi vagoni abbandonati».
«Prendi un paio di agenti e vai a interrogarli, saranno qua nei dintorni».
«Subito...», la lentezza esasperata della parola che contrasta con il concetto sottostante.
Vuoi fare qualche domanda al dottor Cassinelli? Vai al 116.
Altrimenti puoi raggiungere la Frezzante al 60.

 

29

«Vuoi lasciarmi stare?! Ho messo la sicura allo sportello, stai tranquillo...».

Sempre lucida, la Frezzante ha intuito che la stai tirando per il braccio che evitare che finisca fuori dall'abitacolo, nel caso lo sportello si aprisse.

Si sta infatti sporgendo per fermare l'obiettivo.

Ha sbagliato i primi due colpi a causa tua, ma le hai mandato un messaggio; l'ennesimo.

Al terzo colpo riesce a centrare la gomma posteriore.

La Fiat 850 sbanda di colpo, il bandito non riesce più a controllarla e va a schiantarsi contro delle automobili parcheggiate lungo la strada.
Inchiodi la Giulia e scendete con la pistola in pugno, mentre una piccola folla di curiosi si avvicina.
Raggiungi il lato del guidatore, il bandito è svenuto con la testa sul volante.

«Chiama un'ambulanza e una pattuglia di rinforzo, quegli altri che fine hanno fatto? Avevano una Giulia come la mia...», glielo fai notare.

«Francesco... che ti succede?», ti domanda a bassa voce.

«Perché? Che altro ti aspettavi?».

«Beh, forse una volta l'avresti torchiato per farti dire i nomi dei complici e saresti finito dritto in banca a finire il lavoro».
«Stiamo seguendo un altro caso, Anna. C'è già del personale sul posto, noi abbiamo fatto anche troppo.

E poi abbiamo una birra in sospeso», hai fretta di ricordarglielo.

«E va bene. Te l'ho fatta soffrire troppo, questa birra».

Almeno lo ha riconosciuto.

Vai al 152.

 

38

Raggiungi l'ufficio di Cassinelli e gli domandi se ha potuto trarre delle conclusioni dalle sue indagini.
«Non del tutto», sospira il collega; capisci che c'è qualcosa che non va, Cassinelli non è mai stato così abbottonato, sembra che il delitto lo abbia scosso.

La cosa non ti tranquillizza e gli manifesti i tuoi dubbi.
Lui ti guarda con aria un po' sconsolata: «A dir la verità, Francesco, mi sembra un delitto insolito. Questa non è la solita ragazza che scappa di casa e fa un brutto incontro. E l'omicidio... beh... il patologo saprà dirti di più, ma credo che la morte sia sopraggiunta per il taglio della gola... solo che...».
«Cosa?».
«Non lo so... è tutto così strano... ci sono ferite e lividi, ma non ho trovato tracce di lotta, come se non si fosse difesa... e non ci sono colpi in testa da far pensare a uno svenimento da trauma... e poi è decisamente anomalo il modo in cui è stata abbandonata».
«Sì, è stata incaprettata...».
«No, non è esatto...».
«Cioè?».
«Per incaprettamento intendiamo la tecnica con cui polsi e caviglie della vittima vengono tirati dietro la schiena, passando una corda intorno al collo, cosicché la vittima si strangoli da sé, quando i muscoli si stancano e spingono verso la posizione di riposo.
Qui invece è tutta un'altra cosa.

L'hanno appesa a testa in giù, Francesco, per un piede, mentre l'altra gamba era piegata in modo che toccasse il ginocchio della gamba appesa.

I polsi erano legati tra di loro, ma davanti al busto, e con le braccia in posizione conserta.

Infine abbiamo il telo di nylon e il letame.

Credimi, questo non è omicidio come tanti altri».
«A cosa pensi?».
«Non lo so. Si parla tanto di strategia del terrore.

Beh, secondo me, un omicidio del genere terrorizza, Francesco».
Riporta l'indizio C.
Se non sei ancora stato dal patologo, vai all'84.
Altrimenti vai a casa della vittima, al 140.

 

40

D'un tratto ti viene in mente una persona che potrebbe aiutarti nelle indagini.
Ti alzi dalla sedia e prendi il cappotto: «Vieni con me», dici alla Frezzante.

Lei ti segue a ruota: «Dove andiamo, commissario?».
«A trovare una che forse sa qualcosa».
Raggiungete in macchina un ristorante nella zona di Ortica, ci sono un paio di brutti ceffi all'ingresso, che tuttavia vi lasciano entrare senza problemi.
«Ma questo...», mormora la Frezzante, riconoscendo il posto.
«È il ristorante della Polacca», concludi la frase.

Milena Velba è stata per diversi anni una piccola (si fa per dire) gangster di città, poi arrestata per rapina a mano armata, estorsione e altri fattarelli.

Tuttavia, le accuse a suo carico - a differenza delle sue grosse zinne - si sono presto sgonfiate, e dopo una breve detenzione, la Polacca è uscita di galera ed è tornata a gestire il suo ristorante, in cui ha riciclato i proventi dei suoi colpi.

La Velba non ha niente a che vedere con la sensuale classe della Frezzante, ma è lo stesso una bella donna, o meglio una vera cessa.
«Commissario, che piacere; e che piacere incontrare sua moglie...», vi accoglie con un sorriso smagliante; indossa una tuta elastica, che le ingigantisce il seno, gigante di suo. «È un onore avervi nel mio modesto ristorante».
«Vacci piano con le lusinghe, Polacca, siamo qui per lavoro».
«Commissario, lei sa benissimo che ora sono una donna nuova, onesta e pulita».
«Infatti non sei te che voglio spremere».

«Non so se ritenermi offesa, o lusingata».

«Né l'una, né l'altra cosa».

«Va bene lo stesso, accomodatevi nel mio ufficio...
Allora, in cosa posso servirla, commissario?».
«Quello che sto per dirti è strettamente riservato, e se ci aiuterai, farò in modo che la guardia di finanza non passi a trovarti per un bel pezzo».
«È sempre un piacere fare affari con lei, commissario...», risponde la Velba, in modo ironico.
«Si tratta dell'omicidio Melandri, la ragazza che abbiamo trovato morta alla stazione di Lambrate, non lontano da qui».
«Oh sì, ho sentito. Terribile».
«L'omicidio è decisamente insolito e sia la scientifica che il medico legale sono dell'opinione che ci sia qualcosa di strano sotto.

Non possiamo escludere che si tratti di un omicidio rituale. Alla ragazza è stata tagliata la gola, e poi le hanno asportato le interiora e tutto il sangue».
«Beh, commissario, così mi fa perdere l'appetito».
«Questa è la tua zona: forse sai dirci qualcosa...».
La Polacca si sporge in avanti sulla scrivania, mettendo in mostra le sue grosse zinne, forse per risultare più convincente, o forse solo per un vezzo femminile da grossa cessa: «Uhm... sono tempi difficili, commissario, anche per una come me. Una volta c'era un codice tra noi criminali: questo è il mio territorio, quello il tuo, tu rispetti me e io rispetto te.

Ora invece girano tanti pazzi drogati che vivono solo per odiare e uccidere».
«Che intendi dire?».
«C'è un nuovo gruppo in giro. Nessuno ha ben capito chi siano o quanti siano. Sono dei pazzi furiosi, delle belve scatenate, che uccidono per il gusto di farlo, che praticano il voodoo e bevono il sangue delle loro vittime.

Gente con cui è meglio non avere niente a che fare...», capisci che anche la Polacca è turbata da questi individui e la cosa ti preoccupa.
«Li hai conosciuti? Sai dove stanno?».
«No, non li conosco, sono un gruppo nuovo».
Hai ottenuto l'indizio G.
Se in precedenza hai ottenuto anche l'indizio B, vai al 91.
Altrimenti vai al 119.

 

48

Spingi la Giulia di servizio a tutta velocità lungo la circonvallazione interna, bruciando semafori rossi, schivando automobili che vengono in senso contrario e zigzagando tra quelle che viaggiano nel tuo stesso senso di marcia.

Ben presto odi l'eco dell'autopattuglia che vi precede, lanciata all'inseguimento della Fiat 850 verde. L'autista della banda è molto abile e schiva anch'egli le vetture lungo la strada. D'un tratto svolta in una via laterale, ma trova dei lavori in corso che restringono di molto la carreggiata.

«Ormai è in trappola», esclama la Frezzante.
Invece il bandito sale sul marciapiede e sfreccia via a tutta velocità.
«Dannazione!», imprechi.

Ora tocca a te, vediamo cosa sai fare.
Vai al 137.

 

51

Stai per raggiungere la centrale insieme alla Frezzante, a bordo della tua 2000.

«Ma la benzina te la fai rimborsare, almeno?».

Per fortuna ti sei sparato una sega stamattina, perché la vicinanza di Anna ti gonfia il pisello nelle mutande.

È una tortura, piacevole, ma pur sempre una tortura.

«Se devi mettere a posto qualcosa, fallo...

Ma senza dare la colpa a me».

«No, certo, è il traffico che mi fa questo effetto...».

Sono quasi le otto del mattino e la città è nel pieno del suo risveglio, tra persone che si recano al lavoro o che accompagnano i figli a scuola.

Per un attimo ti sembra di vedere Linda che tiene per mano Grazia mentre attraversano la strada, ma è solo un'impressione: sono una donna e una bambina che non hai mai visto.

Non te ne va bene una, solo lei non tradisce.

Fai fuori un paio di auto come fossero ferme al semaforo, anzi come avessero innestato la retromarcia, la bestia ha appena scaldato i muscoli, vorrebbe farsi una corsetta di quelle giuste, ma per questo ci vorrebbe la pista di Monza, deve accontentarsi di stare al guinzaglio, esattamente come te.

«Pensa alla sensazione di sentirti svuotare delle tue budella...» mormora la Frezzante, con la mascella leggermente in fuori.
«Veramente la ragazza era già morta in quel momento».
Ti guarda perplessa.
Il seno che le formicola nella camicia.

Sei arrivato, ti allinei al portone della Questura con una scodata.

Ed entri.

«Ma sei pazzo?».

Il piantone viene a lamentarsi.

«Collega! Non si può entrare così!

Ah... è lei, commissario...

Immagino che si tratti di un'inchiesta urgente...

In questo caso, basta dirlo e noi facciamo entrare subito...».

«Sono già entrato, grazie».

Vi avviate verso l'ufficio del commissario capo.

Come al solito qui è un marasma, tra gente che viene a sporgere denuncia e delinquenti che devono essere interrogati. Mentre passi, gli agenti ti salutano, manifestando la propria soddisfazione nel rivedere il commissario Sparanero di nuovo al lavoro. Un altro tipo di sguardo viene rivolto alla Frezzante.
Bussi alla porta del commissario Merli e ti viene risposto di entrare.
«Accomodatevi.

Ho dovuto fare molte pressioni per riaverti in squadra, sai?», ti dice Merli. «Al sostituto procuratore D'Elia pulsano le tempie solo all'udire il tuo nome. Non apprezza i tuoi metodi spicci e la tua allergia nei confronti delle procedure di legge. Ma grazie anche all'intervento del questore e alla tua efficacia investigativa, diciamo così, mi hanno permesso di reintegrarti, affiancandoti a una professionista molto rigorosa».

Alludendo all'ispettrice Frezzante, Merli lascia intendere che in pratica funge da garanzia per D'Elia, di cui forse è anche la cocchetta.

«Tuttavia, Francesco, mi devi promettere che non agirai più di impulso, ma che seguirai la legge. I criminali devono essere arrestati, non uccisi. Devono essere consegnati alla giustizia e non al becchino, dannazione!».

Ma senti chi parla... pensi.

Adesso è cambiato, si è messo dietro una scrivania, ma prima...

Ci vada lui con il procuratore D'Elia a stanare quei macellai egizi...
Se ieri sera hai ucciso un malvivente, vai al 79.
Se l'hai arrestato senza uccidere nessuno, vai al 108.
Se invece sei stato a casa, vai all'8.

 

56

Esci di casa, un condominio popolare di via Rombon, nella periferia orientale di Milano, per andare dalla tabaccaia.
C'è poca gente in giro e la cosa non ti sorprende: sono giorni insicuri, questi, e le persone hanno paura ad uscire di casa con il buio.

Anche questa è una sconfitta della polizia, che non è in grado di proteggere, né di rassicurare i cittadini.
Arrivi al piccolo bar tabacchi. Ci sono solo due persone, sedute a un tavolino, a bere del Punt e Mes.

Ti avvicini al bancone e chiedi un pacchetto di sigarette.

Senza dire una parola, la bella tabaccaia ti porge il pacchetto.

Neanche lo guardi.

Perché guardi lei.

Anni fa sarebbe stata un bel colpo per te, era un sogno nelle foto che ti ha mostrato.

Ma purtroppo le rimane poco.

Combatte da mesi contro una brutta malattia; continua a lavorare, fa finta di niente, non vuole pensarci, ma ti ha confessato che il tumore è fuori controllo, potrebbe rimanere uccisa anche a breve.

Il braccio della morte se la sta portando via.

Se proprio devi prendere le sigarette, perché non riesci a smettere, lo fai da lei. Un pacchetto per volta, così torni spesso. Una volta al giorno, in pratica.
Lasci i soldi ed esci, salutando con deferenza.

Appena sei fuori dal bar, prendi una sigaretta e l'accendi distrattamente, dai una boccata e senti una disgustosa sensazione in bocca, sputi in terra e guardi il pacchetto delle sigarette: Alfa.
Sono almeno quattro mesi che Layla ti dà sempre un pacchetto di MS.
Ti volti e vedi che qualcuno sta attaccando, da dietro la porta a vetri del bar, il cartello "Chiuso", mentre gira la chiave.
Qualcosa non va.
C'è un telefono pubblico a pochi passi: vuoi avvisare la polizia (12), oppure vuoi vedere da te cosa sta succedendo (102)?

 

60

Non è facile staccarsi da lei, lo ammetti; specie quando non porta il reggiseno e i capezzoli si stampano sulla camicia...
La morte prematura di una ragazza diciottenne e l'esplosiva vitalità di questa quarantottenne ancora perfetta contrastano fra loro in maniera cinica.

Esci dalla stazione e la vedi in piazza Bottini, insieme agli agenti, mentre sta parlando con alcuni senzatetto.
«Saputo nulla?».
«No, niente. Dicono di non aver visto niente».

«Non ci credo... adesso li faccio cantare io».
«Ehi, un momento...», ti sussurra. «Niente colpi di testa, sei appena rientrato in servizio...».

La Frezzante ti ricorda i patti, ma non sei sicuro di riuscire a trattenerti.
Se vuoi provare a offrire loro del denaro, vai al 129.
Se invece intendi intimidirli, vai al 32.

 

61

«Infatti abbiamo identificato la vittima», il commissario ti porge una scheda. «La ragazza si chiamava Susanna Melandri, aveva 18 anni e abitava in viale Argonne. Il padre ha denunciato la scomparsa ieri sera, non vedendola tornare a casa».
«Poveraccio».
«Cos'altro avete scoperto alla stazione? Ci sono altri indizi? Ci sono supposizioni?

Dannazione, tra poco avrò una pletora di giornalisti che mi chiederanno cosa ci facesse il cadavere nudo di una ragazza di diciotto anni su un binario morto della stazione di Lambrate, qualcosa dovrò raccontare».
Se hai riportato l'indizio A, vai al 43.
Se hai riportato l'indizio B, vai al 127.
Se non hai ottenuto nulla, vai al 95.

 

64

«Possiamo parlare con il professore di filosofia di Susanna?», domandi al direttore; lui annuisce e fa chiamare il docente.
Arriva un altro sacerdote, vestito con la tunica dei salesiani, il quale viene informato della morte di Susanna.
«Oh, mio Dio, è terribile», esclama, turbato.
«Sappiamo che stava lavorando a una tesina di filosofia, non possiamo escludere nulla, nemmeno che dovesse incontrarsi con qualcuno per completare il lavoro e che forse si sia fidata della persona sbagliata».
«Voi credete che... oh, cielo...», il sacerdote si siede, pallido in volto. «Non mi aveva ancora consegnato nulla, ma sembrava soddisfatta del proprio lavoro. Per cominciare le avevo consigliato l'"Elogio della follia", di Erasmo da Rotterdam, ma poi non saprei dire come abbia proseguito il suo lavoro... anzi, no... aspettate...», il salesiano chiude gli occhi, sforzandosi di ricordare. «Mi ha parlato di un capitolo della tesi. Aveva un nome strano, particolare, in lingua straniera, non mediterranea, direi più nordica o slava, non so».
«E perché avrebbe dato un titolo del genere a un capitolo?».
«Non saprei, doveva essere il titolo di un libro o di qualcos'altro che aveva letto e che riteneva importante per la tesina».
Hai ottenuto l'indizio F.
Uscite dall'istituto quando è mezzogiorno passato, andate in un bar a mangiare un panino.

C'è una TV accesa dietro al bancone e vedi che il telegiornale apre proprio con la morte della ragazza, suscitando mormorii di disappunto e orrore tra i presenti.
Vai al 133.

 

69

Non ti fidi di questi individui; e poi vuoi fare colpo su di lei.

Entri, spalancando la porta, con l'intenzione di far fuoco: «Fermi, polizia!», urli, con il dito già sul grilletto.
I due criminali, colti di sorpresa, si voltano, uno mettendo una mano dentro la giacca, l'altro impugnando il coltello.

Non aspettavi altro.
Vai al 19.

 

70

La Frezzante  è rimasta silenziosa finora.

Avverti una certa elettricità tra le due, qualche sguardo troppo fugace.

In effetti hanno molto in comune: sono due grosse troie, e due grosse cesse. Anna è distinta e perfetta, Nada grossolana ed eccessiva, ma entrambe hanno carne e facce da grosse zoccole.

Del resto in questa strana storia te ne ritrovi pressoché circondato: Layla e Milena non sono certo da meno.

«Siamo abbastanza sicuri che la vittima frequentasse il vostro tempio. Stava scrivendo una tesina per la scuola, e dagli indizi che abbiamo troviamo delle corrispondenze con alcuni artisti... se così può dirsi... molto seguiti in questa casa».

«Colgo una certa ironia nella sue parole, commissario, ma gli artisti che in qualche modo confluiscono nella corrente New Age sono davvero tanti e in costante crescita, quindi comprendo che vi possano essere delle coincidenze che vi portino a pensare che quella povera ragazza frequentasse la nostra casa. Non lo escludo, come ho detto, non lo escludo».
«Facciamo che io le mostro nuovamente la foto e che lei la guarda meglio».
«D'accordo.

Sì... guardandola bene... direi di sì. L'ho già vista».
«Si ricorda quando è stato?».
«Non saprei, come vi ho detto qui vengono parecchi ragazzi... non conosco tutti personalmente».
«Nemmeno quelli a cui dà dei passaggi?».
«Talvolta ne prendo su un gruppetto intero, per ottimizzare i tempi; non è detto che li conosca tutti».
Scrivi che hai ottenuto l'indizio L.

Vai al al 9.

 

71

«Chi rompe... a quest'ora?», rispondi, con tono assonnato.
«Commissario, sono Garcovich. È stato ritrovato un cadavere nei pressi della Stazione di Lambrate. È richiesta la sua presenza».
«Garcovich... sono stato sospeso, ricordi?».
«Sì, è vero, signore, ma ho avuto ordine diretto dal commissario capo Merli di chiamarla. La sospensione è stata sospesa, se mi permette il gioco di parole.

C'è solo una condizione, signore: dovrà fare coppia fissa con l'ispettrice Frezzante e dovrà sempre consultarsi con lei, prima di agire.
L'ispettrice ha un carattere più accomodante del suo, signore, perciò il commissario Merli avrà meno problemi con i suoi capi, se procederà in questo modo
».
«Se è per questo, non credo sarà un grosso sacrificio».

«Capisco a cosa alluda, signore».
Prima della sospensione, avevi già lavorato con l'ispettrice Anna Frezzante.

Ti chiedevi spesso come mai te l'avessero assegnata, visto che è un gran pezzo di fica e molto probabilmente la poliziotta più bona d'Italia.
In genere hai sempre lavorato con degli sgorbi grammaticali, mentre qui siamo alla pura calligrafia.
Certo, non ha tanta voglia di farsi bucare la buccia, ma c'è da capirla.

Sa dei tuoi problemi in famiglia, ma non ha lasciato aperto nemmeno uno spiffero.
Coppia professionale e niente altro.
Spinto più che altro da curiosità maschile, avevi sbirciato nel suo curriculum, trovando parecchi buchi. Il passato professionale della Frezzante è alquanto vago, sebbene sia bella sveglia come la tua 2000, e operativa più di un uomo.
Stavolta dovrai stare al suo guinzaglio, a quanto sembra.
Il segugio e la padrona dal guinzaglio corto: sembra questa la storia.
Almeno, però, la padrona merita tutte le coccole possibili.

«D'accordo. Vengo subito… però per oggi basta giochi di parole: ci siamo capiti?».
«Certo, commissario... ha tutta la mia comprensione
».
Riattacchi il ricevitore e ti alzi dal letto stiracchiando i muscoli, poi vai in bagno e ti spari una sega. Tanto non ci saranno occasioni migliori. E ti presenterai meno nervoso.

Con la tua 2000 arrivi alla stazione di Lambrate in pochi secondi: non sono ancora le sei e la città si sta svegliando, a differenza della Giulia, che è sempre sveglia.
Nei pressi della stazione ci sono due auto della polizia e un’ambulanza.

Un agente ti scorta sul luogo del ritrovamento, nei pressi dei binari della ferrovia ad alcune centinaia di metri dalla banchina, in una zona di vagoni dismessi, in mezzo alle sterpaglie, ai bidoni arrugginiti e a materiali di risulta.
Ci sono già i colleghi della scientifica per le foto e le rilevazioni, poi spunta anche l'ispettrice Frezzante: «Salve, commissario
», ti saluta convenzionalmente. «E bentornato».
«Grazie. Così hanno annullato la mia sospensione, eh?».

«Tanto meglio, no?», ti guarda, facendoti capire che il vero commissario è lei.

«Chi è la vittima?».
«Una ragazza di diciotto anni, legata, incaprettata e avvolta in un telo di plastica. Il medico legale ci dirà se è morta prima o dopo essere stata legata».
«Come è stata uccisa?».
«È difficile dirlo, è piena di lividi: forse per un colpo alla testa o per asfissia».

«E che diavolo è questa puzza?».
«Letame».
«Letame?».
«Lo hanno gettato sul corpo».
«Cristo... questa città è piena di pazzi», commenti tra i denti. «Che altre informazioni abbiamo?».
«Aspettiamo che il dottor Cassinelli termini il suo lavoro, commissario...», sfumando l'ultima parola con un lieve accento ironico; d'altra parte, una come lei si può permettere tutto. La Frezzante indica l'ufficiale della scientifica che con i suoi uomini sta prelevando i campioni di rito.

Mentre ti sposti nell’erba alta ti senti pungere a una caviglia, alzi il piede d’istinto e trovi il gambo spinoso che ti ha punto. Lo stacchi dalla caviglia e lo getti via, imprecando contro le rose che non sono mai senza spine.

E la conferma più grossa ce l'hai proprio davanti a te.
«Chi ha trovato il corpo?», le domandi.
«Quel netturbino laggiù», Anna indica un uomo sui cinquanta, con pochissimi capelli in testa, in compagnia di due agenti.

«Allora, che si fa?», le chiedi, stando al gioco.

«Il commissario sei tu, ma se vuoi, ti vado a interrogare il netturbino», il "tu" è l'unico progresso che hai ottenuto finora; ma anche per quello c'è voluto del tempo.
Se vuoi interrogare il netturbino di persona, vai al 132.
Se invece ti va bene che sia la Frezzante a interrogarlo, mentre tu resti qui ad attendere che la scientifica abbia finito, vai al 28.

 

72

«Dei testimoni affermano di aver visto due individui portare il corpo della ragazza nella stazione ferroviaria in cui è stata ritrovata. E avevano al collo un simbolo, una stella a sette punte con una o più croci al suo interno.

Forse ci troviamo davvero di fronte a un gruppo esoterico che compie dei delitti rituali.

Che ne dici?».
«Al momento non possiamo escludere alcuna ipotesi.

Neanche quella di un delitto comune mascherato da delitto esoterico, tanto per confondere le indagini».

Sempre lucida e distaccata.
Se sei già stato alla centrale, vai al 21.
Altrimenti vai al 51.

 

74

«Questa storia comincia a mettermi i brividi, Francesco...», ti confessa la Frezzante, in tono melodrammatico, mentre state tornando in Questura.

Tuttavia non ti convince affatto.

«Se una come la Polacca ci va cauta con tipi del genere, forse è davvero il caso di non averci niente a che fare...», insiste.
«Siamo poliziotti, Anna, è nostro dovere averci a che fare».
«Sì, lo so, l'ho detto così... per dire...».
«Dobbiamo scoprire che posto è questo "Det Som Engang Var"».
Rientrate alla centrale e vi mettete al lavoro.

Quando sono le 16, Anna ti ricorda che devi andare a prendere tua figlia a scuola; scatti in piedi dalla sedia e voli nel cortile interno della Questura, dove è parcheggiata la tua automobile.
Vai al 5.

 

75

Il bandito ti è già addosso, ma non ti lasci intimorire: spari il secondo colpo, quasi a bruciapelo, e lo colpisci in pieno petto.

Il criminale emette un grido soffocato e cade a terra, col sangue che sgorga dal torace e dalla bocca.

Il suo compagno, ferito a un braccio, sta cercando di aprire la porta a vetri per fuggire.

«Resta dove sei, stronzo!».
«Maledetto... maledetto sbirro!», grida il bandito. «Hai ucciso un ragazzo!».
«Avanti, provaci anche tu... così ti faccio secco come il tuo amico».
«Okay... okay...», il bandito si acquieta e si mette seduto, gemendo per il dolore al braccio, mentre senti le sirene della polizia ormai in arrivo.

«Tu rimani seduto, oppure ti verrà dolore anche alla gamba.
Dici alla tabaccaia di aprire la porta a vetri e dopo un minuto arrivano i colleghi.

Fai appena in tempo a mollare un bacio alla donna di origini libanesi.

«Commissario!», esclama un agente, riconoscendoti.

«Questo arrestalo, ma attento a non sporcarti: è ferito a un braccio. E dovrebbe avere una pistola.

Tentato omicidio, rapina a mano armata, lesioni personali, minacce, estorsione e tutto il cucuzzaro».

«Manca solo l'associazione a delinquere, signor commissario».

«Bravo! Mettici pure quella; finalizzata alle rapine e all'estorsione a danno dei pubblici esercizi».
L'agente ammanetta il bandito che si lamenta per il dolore e poi lo fa alzare.

Lo perquisisce e trova la pistola.

«Quell'altro invece non aveva voglia di sostenere un processo.

Prendete le testimonianze della barista e del portiere; se il magistrato vuole arrestarmi, sapete dove trovarmi».
«Bene, commissario».

«Un momento...».

Meni una sberla al bandito.

«Questo è da parte della signora».

Poi lo frughi e gli tiri fuori dalla giacca 220.000 lire, che allunghi a Layla.

«Le ha estorte alla signora».

«Non è vero! La zoccola mi ha dato solo 20.000 lire!».

Partono altri due schiaffoni.

«Questo è per la tua lingua da stronzo...

E questo... per la stronzata che hai appena raccontato.

Figurati se un tabaccaio ha solo 20.000 lire in cassa... stronzo!».

E alzi di nuovo la mano.

«Basta! Basta! Portatemi via o questo m'ammazza...».

«Sì, vai pure, ma questo scherzo ti costerà almeno 10 testoni di risarcimento civile, da versare alla vittima. A differenza del tuo compagno, imparerai a lavorare...».

«Commissario...».

Layla ti chiama da una parte.

«Grazie... quei due mi avevano proprio stancato, erano settimane che mi chiedevano soldi...

Se posso fare qualcosa per te...».
Gli porgi il pacchetto di Alfa, scandendo bene la richiesta: «Un pacchetto di MS... grazie».
Layla Dakmak sorride.

«Magari ci prendiamo una birra, quando ti va...».

«Perché no...».
Una decina di minuti più tardi rincasi, e dopo una doccia vai a dormire.

La serata non è poi andata tanto male.
Una telefonata poco prima dell'alba ti sveglia.
Vai al 71.

 

76

La stanza è la piccola camera di un'adolescente con il poster di Burt Reynolds appeso alla parete e vari ninnoli e pupazzi.

È una stanza molto ordinata, c'è una scrivania con i libri di scuola, i quaderni e le penne. Negli armadi trovi solo vestiti, niente di anomalo.

Ti sorprendono però le letture della ragazza: invece dei romanzi d'amore che ti aspettavi, trovi sul comodino libri come "La coscienza di Zeno", di Italo Svevo, o l'"Elogio della follia", di Erasmo da Rotterdam... probabilmente libri che stava leggendo per la scuola.
Vai al 22.

 

79

«Ho saputo della tua azione di ieri sera, per fortuna avevo già ottenuto la fine della tua sospensione, altrimenti saresti ancora a casa.

Dovevi per forza ucciderlo quel disgraziato?

E poi tutte quelle battute macabre, da spaccone, alla presenza di giovani agenti ancora freschi d'Accademia...».
«
Quel tale se l'è cercata col lanternino, commissario.

Poteva scegliere di salvarsi, ma non l'ha fatto...».

«Francesco, devi cercare di capire che tu sei un poliziotto, non il Giudice, la Corte d'Appello e la Cassazione a sezioni riunite.

Stamattina il procuratore è andato su tutte le furie, ma hai salvato la tabaccaia e questo ha giocato a tuo favore... non è vero?».

«Merli, sei tu che stai raccontando», fai finta di non cogliere la sua allusione riferita a Layla.

«Ad ogni modo, d'ora in avanti ci devi andare con i piedi di piombo.
Ho dato ordine all'ispettrice Frezzante di farmi rapporto sulla tua disciplina, è la condizione richiesta dal procuratore e non ho potuto rifiutare».
«Sta bene».

«E queste sono le contravvenzioni elevate dai ghisa a carico della tua Giulia...».

STOMP

È un malloppo di carta impressionante.

«Non so come tu abbia fatto a spacciare la tua auto privata per auto civetta della polizia, ma ti ho detto mille volte che si può bruciare il rosso solo in caso di emergenza...».

«A quanto ammonta il conto?».

«Sfiora le 300.000 lire...».

«Questi ghisa non hanno molto da fare, a quanto pare.

Se impacchetti tutto e ci metti un bel timbro sopra, con su scritto "ragioni di servizio", lo prenderò come un incentivo rispetto allo stipendio...».

«Sì, certo... come un incentivo a bruciare tutti i semafori di Milano...

Va bene, Francesco, ora che abbiamo messo le cose in chiaro, veniamo a noi».
Vai al 144.

 

81

Ti avvicini all'ingresso da dove giunge odore di incenso.

Trovate diversi manifesti e poster appesi su tutte le pareti; uno in particolare attira la tua attenzione. È un poster relativo a un disco, il cui titolo ti è famigliare: «Det Som Engang Var…», mormori tra i denti. «Ti ho trovato».
Hai ottenuto l'indizio K.

Se hai l'indizio E, vai al 167.
Se non lo hai, ma hai l'indizio F, vai al 117.
Altrimenti vai al 134.

 

84

Raggiungi l'obitorio in piazza Gorini.

Facendoti largo tra studenti dell'università e inservienti, raggiungi le sale nei sotterranei dove il patologo, la dottoressa Cattanei, sta eseguendo l'autopsia del cadavere.
La dottoressa Cattanei è una donna minuta di poco più di quarant'anni. Quando non indossa il camice veste sempre abiti sgargianti. Un paio ti volte ti ha chiesto di uscire a bere qualcosa, ma con la Frezzante nella testa tutte le altre ne escono male, a parte Layla.
«Oh... ben arrivati...», vi saluta la dottoressa. «Prego, venite, ci sono cose molto interessanti da vedere...».

Dopo lo sguardo che si sono sparate le due, mi sembra di sentire puzza di polvere da sparo...

Anche se la Frezzante non ha mire su di me, ci tiene a rimarcare la sua supremazia assoluta.
«La ragazza ha circa 17, 18 anni», inizia la patologa, «è alta un metro e 65, ma il corpo pesa solo 38 chili. Riporta diverse ferite e contusioni... il colpo mortale le è stato inferto qui, alla gola, un taglio netto, preciso, la ragazza è morta in pochi secondi. E chiunque sia stato a fare questo scempio ha avuto l’accortezza di pulire e ricucire ogni ferita.
La ragazza, inoltre, è stata sventrata, nel suo addome non c’è più un organo, e nel suo corpo non c’è nemmeno una goccia di sangue.

Per questo pesa così poco».

«Ah, ecco... non era magra...», commenti.

Noti che la Frezzante ascolta impassibile, mentre tu sei letteralmente disgustato.

«Insomma le hanno tagliato la gola, e l'hanno sviscerata e dissanguata», sintetizzi. «Chi può aver fatto una cosa simile, e perché?».
«Non lo so, commissario», risponde la dottoressa. «Ma qui c’è metodo, perizia, gli organi sono stati asportati con cura, le ricuciture sono perfette».
La Frezzante continua a rimanere in silenzio, impassibile, quasi ammirata da quella professionale macelleria.
«Non ha altro da dirci, dottoressa?

Magari qualcosa sotto le unghie o i piedi».
«La vittima è stata lavata accuratamente, commissario; se c’erano tracce di qualcuno o qualcosa, sono state cancellate; io almeno non ho trovato nulla».

Vai al 25.

 

87

Sei in macchina con il motore acceso, ma ancora non parti: «Ripensavo alle parole della Polacca. Ha detto che alcuni membri di quella banda si ritrovano in un certo luogo, e forse frequentano proprio questo tempio, se così può chiamarsi...».

«La metteresti sotto scorta volentieri, la Polacca, vero?».

«E questo cosa c'entra?».

«Solo perché ha due grosse tette?».

«Si può sapere cosa ti prende?».

«Comunque quelli non mi sembrano individui orientati alla pace e alla fratellanza», commenta la Frezzante, tornando apparentemente seria.
«Ascolta, Anna... prendiamoci una birra, va bene?».

«Sì, voglio proprio sapere di cosa vuoi parlare.

Il caso non ti interessa più?».

«No. Adesso mi interessa la birra con te».

Ingrani la prima e parti.
Riporta l'intuizione 4.
Vai al 109.

 

91

Mostri alla Polacca il disegno della stella a sette punte e quella annuisce: «Sì, sono loro. È il loro dannato simbolo, ce l'hanno tatuato qui, alla base del collo. Non so cosa diavolo significhi, ma di certo nulla di buono».
«Dobbiamo trovarli, dacci una mano».
La Velba lancia un rapido sguardo ad Anna: «Ha una bella moglie, commissario. Perché vuole farlo?».
«Non è mia moglie. È solo una collega».

«Mi perdoni, ma siete una bella coppia».

Alzi gli occhi al cielo, ma ti sembra per un attimo che la battuta della Velba non sia la solita lusinga di circostanza.

«Allora, Polacca: dove possiamo trovarli?», lo chiedi in maniera gentile, la lusinga ha fatto effetto.
«Non saprei dire dove stiano… nessuno lo sa, è questa la loro forza.

Ma sembra che qualcuno di loro frequenti un posto con un nome particolare: "Det Som Engang Var"».

«E che diavolo è?».
«Non lo so. Ma posso aiutarvi dicendovi che si tratta di un'espressione in lingua norvegese; significa "Le cose che c’erano", o "Ciò che una volta c’era"».
Hai ottenuto l'indizio H.
Se hai l'indizio F, vai al 2.
Altrimenti vai al 55.

 

102

La porta a vetri è oscurata da una tendina e non vedi niente, ma puoi provare a entrare passando dal retro.
Corri verso l'ingresso dello stabile e suoni al portiere.
Un uomo di mezza età apre la porta con sospetto: «Sì?».
Mostri il tesserino della polizia: «Commissario Sparanero, presto, mi faccia strada, devo entrare dal tabaccaio dalla porta sul retro».

«Veramente è una tabaccaia...».

«Si fa per dire, no?».

«Ah...! Ma si può sapere che succede?».
«Forza, non ho tempo per le domande!».

«Certo, certo». Il portiere è un po’ spaventato, ma ti accompagna nel cortile interno da dove puoi raggiungere l'ingresso di servizio del bar. «Ecco, è quello là».
«Grazie. Chiami la polizia e dica di fare in fretta».
«Subito! Oh, mamma… vado subito…».
Mentre il portiere corre in casa, tu estrai dalla fondina la tua calibro 9 di ordinanza (per fortuna te l’hanno lasciata, nonostante  la sospensione informale a cui ti hanno sottoposto) e ti avvicini alla porta.
Afferri la maniglia e la giri, la porta si apre.

Vedi un piccolo locale di servizio, con scaffali pieni di bevande, scatole, pacchi di caffè e sigarette.

Sul fondo c'è una porta socchiusa dalla quale senti provenire delle voci.
Entri e ti chiudi la porta alle spalle.
Ti avvicini alla porta socchiusa, dalla fessura puoi vedere Layla spinta contro il suo bancone, mentre i due uomini che erano al tavolino la minacciano con un coltello...
«Avevamo detto centomila», intima un malvivente, «cosa sono questi spiccioli?».
«È tutto quello che ho, gli affari non vanno molto bene; quel poco che mi rimane, lo spendo in medicine, sono malata...», Layla è costretta a giustificarsi con dei criminali.
Uno dei banditi punta l'arma alla gola della donna: «Sono tutte cazzate. Una come te gli affari li fa quadrare, eccome...

Domani ritorniamo e vedi di farci avere il resto dei soldi o fai una brutta fine, lo sai che non scherziamo».

«Ma sono tanti soldi...», si lamenta ancora la tabaccaia, «non posso portare avanti la mia attività, se mi portate via tutto quel denaro».
«Non sono affari nostri, vecchia troia...», risponde l'altro delinquente. «Vedi di trovare i soldi per domani!», e le rifila un violento schiaffone in faccia.

È ora di intervenire.
Entri con la pistola puntata, dichiarandoti e intimando loro di abbassare le armi? Vai al 34.
Oppure entri e spari, cercando di ferirli? Vai al 69.

 

109

Stai cercando un posto, quando dalla radio vi informano che è in corso una rapina a mano armata alla Banca dell'Agricoltura, non molto distante da dove siete voi.
«Dobbiamo andare, Francesco...

Di solito sei il primo a intervenire...».

«Ci penserà la pattuglia di zona...».

«Ma dai... qui auto 55», dice Anna alla radio, «ci rechiamo sul posto».
«Ricevuto, auto 55. Ci hanno appena informati che l'autista della banda sta scappando a bordo di una Fiat 850 sport di colore verde, targata Torino; ha imboccato la circonvallazione interna in direzione via Ripamonti, una volante è all'inseguimento».
Intendi lanciarti all'inseguimento dell'autista della banda? Vai al 48.
Oppure vuoi recarti alla banca e affrontare i rapinatori? Vai al 138.

 

123

Hai ottenuto una prima crepa nel muro.

Un grosso passo avanti, che ormai non ti aspettavi più.

«Col buio voglio dare un'occhiata fatta bene alla casa del movimento New Age.

Che ne dici?», chiedi alla Frezzante.
«Vuoi scoprire se nascondano qualcosa?».
«Esattamente».
Vai al 212.

 

126

Passi la mattinata in centrale tra scartoffie e deposizioni inutili, l'unica nota positiva arriva dall'indagine sulla macchina sportiva rossa.
Dopo aver mostrato una serie di fotografie relative a vari modelli di auto alle due amiche di Susanna, sembrano riconoscere un'Alfa Duetto spider.

È un'auto particolare e di una certa importanza, e l'elenco dei possessori non è lunghissimo.
Vai al 40.

 

127

La Frezzante mostra al commissario capo il foglietto con il disegno tracciato dall'anziana senzatetto: «Ce l'avevano al collo i due uomini, anche se non abbiamo capito se si tratti di un pendaglio o di un tatuaggio».
«Sapete se c’è qualche gruppo o gang che faccia uso di questo simbolo?».
«No, ma possiamo lavorarci. Non è un simbolo comune, se qualcuno l'ha visto, difficilmente se lo dimentica».
«Speriamo di non avere a che fare con un nuovo gruppo terroristico».
Vai al 14.

 

129

«Ho qui una cinquemila», dici, mostrando la banconota ai barboni. «Darò i soldi a chi mi dirà che cosa ha visto.

È morta una ragazza. Se avete visto qualcosa, dovete dirmelo. Avanti, qualcuno vuole guadagnarsi qualche lira? Chi ha visto qualcosa?».

Vedi che alcuni di loro se ne vanno, altri invece rimangono fermi, sanno bene che questa piccola banconota vale due o tre giorni di cibo.

«Allora?».
I senzatetto si guardano in faccia e finalmente uno di loro, un anziano, si fa avanti: «Io ho visto qualcosa, commissario», la sua voce è tremolante, puzza terribilmente, ma ti sforzi e ti avvicini all’uomo.
«Cosa?».
«Due uomini, entrare nella stazione con un grosso sacco di plastica, nient’altro».
«Due uomini... sapresti descriverli?».
«No, io… io non posso».
«Non puoi o non vuoi? Guarda che me la tengo la cinquemila».
«Io… io non posso… non ne sono in grado… non so dire se erano uomini... o altro...».

«Vuoi dire che c’era una donna?».
«No…», il barbone sembra agitato, spaventato, una donna vestita di stracci parla al posto suo: «Quello che il vecchio Luigi vuol dire è che non erano due uomini quelli che ha visto, ma due demoni».
«Perché dite così? Cosa avevano di… demoniaco?».
«Erano... spettrali...», dice Luigi, «vestiti di nero... i capelli lunghi e i loro occhi erano rossi... come le fiamme dell’inferno».

«E tu sei riuscito a vedere i loro occhi da qui?».
«Brillavano nella notte, come fiamme…».
«Va bene, ho capito...

Allora… erano vestiti di nero… e non avevano qualche simbolo disegnato, qualche marchio? Non so, sul vestito, qualcosa di particolare, non ricordate?».
I due si guardano, la Frezzante porge loro il suo taccuino con la penna, poi la vecchia fa un disegno: si direbbe una stella a sette punte con una croce al centro.
«Questo l'avevano al collo», dice la donna. «L'ho visto bene, perché ero stesa in terra a dormire quando mi sono passati a fianco».
«Ne sei sicura?». Quella annuisce. «Tieni, compratevi da mangiare».

«A cosa pensi, Francesco?», ti chiede la collega.
«Non ho mai visto questo simbolo.

Ma intanto dobbiamo scoprire chi è la ragazza».

Hai ottenuto l'indizio B.
Se vai in centrale dal commissario capo Merli per un rapporto, vai al 51.
Se vai all'obitorio, vai all'84.

 

133

«Sai, Francesco, questo Paese... questa città... stanno diventando invivibili», commenta la Frezzante, addentando il panino, un po' schifata dalla frugalità del posto e del pasto.

Ti viene il dubbio che ci sia un doppio senso nelle sue parole...

«Ti riferisci al sandwich?», ti vuoi togliere il dubbio.
«Dai, non fare lo sciocco...».

Sempre lucida e autorevole.

«Purtroppo è così, Anna».
«Tu hai una figlia ancora piccola. Non hai paura per lei?».

Non rispondi subito.

«Allora... ti ho fatto una domanda...», insiste, in tono abbastanza garbato.

«Se devo essere sincero, sono ormai nauseato da tutto. Non mi importa più di niente.

Soltanto una cosa mi ridarebbe interesse a sopportare questo mondo infame...», la fissi, con allusione esplicita.

«Dai... non fare il cascamorto; mi sono fatta vecchia.

Comunque, mai dire mai, commissario...».

Alzi gli occhi, lusingato.

È il primo spiffero dopo tanto tempo.

Forse le chiacchiere dei colleghi su Layla l'hanno stuzzicata.

Anna si sente in dovere di affermare la sua supremazia, anche in linea di principio.

Finite lo spuntino e siete pronti a rimettervi in pista.
«Dobbiamo fare una ricerca su tutte le auto sportive rosse della città», dici alla Frezzante, rientrando nel ruolo.

«Ma chissà quante sono».
«Chiamiamo la motorizzazione e ci facciamo dare l'elenco delle macchine e dei proprietari; poi faremo una prima cernita».
«Chiamo subito la centrale».

Torni a casa stanco e come al solito i tuoi vicini stanno litigando, mentre il loro bambino piange.
Ti stai preparando qualcosa da mangiare, quando senti che il litigio sta degenerando, la moglie urla che vuole prendere il figlio e andarsene di casa, poi senti il rumore di uno schiaffo, un grido strozzato e un rumore di oggetti che cadono e si rompono.
Se intendi intervenire, vai al 50.
Se non ci badi, visto che non è la prima volta che litigano, accendi la TV al 13.

 

134

Dal corridoio, stretto e multicolore, si accede a varie sale e salette, alcune con scaffali, librerie, tavoli, piante e fiori; in altre vi sono dei giovani distesi sul pavimento che dormono in sacchi a pelo o su materassi.

Sentite della musica provenire da più avanti e proseguite accedendo a una sala più grande, dove un gruppo di giovani è seduto sul pavimento ad ascoltare una donna sui 45/50, vestita da "strappona": jeans sdruciti e magliettina allentata.

Il vostro ingresso non passa inosservato; la donna, vedendovi, si ferma: «Buongiorno, posso esservi utile?».
Mostri il tesserino: «Commissario Sparanero; è lei che gestisce questo posto?».
«Sì, sono io, anche se definirlo “posto” lo trovo un po’ offensivo».

La donna ha il seno che le casca sulle ginocchia e una faccia da delinquente matricolata.

«Spiacente, ma all’Accademia non ci hanno insegnato le pubbliche relazioni».
La donna coglie l'ironia e si presenta: «Mi chiamo Nada Giansanti e sono la Guru di questo luogo».
«Guru?».
«Sì, la maestra spirituale».
«Possiamo parlare da qualche parte?».
«Certo», risponde educatamente la Giansanti, «nel mio ufficio, seguitemi».

La donna vi conduce al primo piano del complesso, in un ufficio molto sfarzoso, con mobili antichi, quadri, un tappeto persiano sul pavimento in legno, e varie statue e raffigurazioni di spiriti, folletti, ninfe e creature bizzarre su mensole e mobili.

Lo stile ricercato dell'ambiente stride con l'aspetto trascurato della donna.
La Giansanti si siede dietro la scrivania e vi fa accomodare su due poltrone in pelle.
«Bene, posso sapere cosa porta la polizia nel nostro pacifico tempio?».

«Stiamo indagando su un omicidio», rispondi. «Una ragazza di 18 anni. Si chiamava Susanna Melandri».
«Oh sì, la ragazza trovata alla stazione. Che delitto atroce...
Ma in quale modo potrei esservi utile?».
«Abbiamo due testimoni che hanno visto la ragazza salire su una macchina sportiva rossa, prima di sparire; in seguito, guardando delle foto, hanno riconosciuto un'Alfa Duetto. E così stiamo facendo il giro di tutti i proprietari di questo modello d'auto».
«Sì, in effetti possiedo un Duetto rosso.

Vede, commissario... io ho una grande passione per le auto di razza.

Ne possiedo diverse e questo Duetto è solo una delle tante...».

La Giansanti ha la faccia da troia e la carne che le scoppia da tutte le parti, e comincia a impressionarti. È davvero una grossa cessa.
«Sì, capisco, ma proprio per questo non le è mai capitato di dare un passaggio a una ragazza?».
«Beh, do spesso dei passaggi in macchina ai giovani frequentatori della nostra casa».
Mostri alla Giansanti la foto della ragazza.
«Uhm... sì, forse, ma non ne sono certa. Come le ho detto, sono molti i ragazzi che vengono qui. Alcuni non hanno la patente, così mi organizzo e li vado a prendere o li riaccompagno a casa».
«E che ci vengono a fare in questo posto, o tempio che sia, se è lecito chiedere?».
«Oh, molti ne sono semplicemente incuriositi, entrano quasi di nascosto la prima volta, un po’ come voi due, come se ci fosse qualcosa da temere...».
«Vada avanti».
«Beh, il mio dovere come custode e sacerdotessa è anche quello di accogliere i visitatori, così molti ragazzi sono tornati più volte, chi solo per ascoltare le nostre discussioni, chi per parteciparvi, o chi per scrivere una ricerca… cose così».

«E lei li aiuta i ragazzi?».
«Beh, certo, li introduco nel nostro mondo, se così si può dire.
Sono molti i ragazzi che gironzolano qua attorno, qualcuno poi decide di restare a fare vita comune».
«Mi spieghi un po’ in cosa consiste il vostro culto: fate cerimonie o cose simili?».
«Noi aderiamo alla corrente New Age».
«New Age?».
«Esattamente».
«E che cosa fate nella pratica?».
«Noi ricerchiamo la pace interiore.

Celebriamo cerimonie, bruciando incenso ed essenze varie, recitando delle invocazioni e delle richieste di prosperità, pace e benessere».
«Capisco... anche se mi sembra tutto molto vago».
Se hai riportato l'indizio E o l'indizio F vai al 70.
Altrimenti vai al 112.

 

137

Riesci anche tu a buttarti sul marciapiede e a passare, nonostante la Giulia sia più larga della 850. L'inseguimento continua.

«Appena puoi, spara alle gomme», dici alla Frezzante.
La piccola, ma agile Fiat sportiva del bandito sfreccia come un treno per le vie della città, provocando incidenti tra le macchine in transito, ma tu non molli la presa.

Sui tratti a maggior scorrimento la Giulia si riporta facilmente sull'obiettivo, come il gatto col topo.
Anna abbassa il finestrino e comincia a sparare.
Vai al 29.

 

140

Quando arrivi a casa della ragazza, un semplice palazzo popolare, ci sono due agenti assieme al padre in lacrime e ad altri famigliari.
«Comandi, commissario», ti saluta un giovane agente. «Abbiamo dato la notizia al padre della ragazza e ora è visibilmente scosso».
«Ha detto qualcosa?».
«No».
«Anna, vai con questi agenti a interrogare i vicini. Forse qualcuno sa qualcosa. Io parlo con il padre».
«Bene, commissario...».
Ti avvicini all'uomo, visibilmente affranto, che piange seduto sul divano.

Al suo fianco due donne, una anziana, l'altra più giovane.
«Signor Melandri, sono il commissario Sparanero.

Mi spiace per sua figlia, ma io... dovrei farle alcune domande, per le indagini».
«Me l'hanno ammazzata, commissario», esclama in lacrime. «Maledetti! Me l'hanno ammazzata! La mia bambina!».
«Ha idea di chi possa essere stato?».
«No, non lo so, non lo so.

Ieri è andata a scuola, ma non è più tornata… non è più tornata… non è più tornata…», ripete, inebetito dal dolore.
La donna più giovane si alza e ti prende da parte: «Io sono la zia di Susanna», ti dice, asciugandosi le lacrime. «Non sappiamo cosa sia accaduto. Susanna è sempre stata una ragazza a posto, non frequentava brutta gente, insomma. Ma forse a volte la famiglia è l'ultima a saperlo. Provate a sentire le sue amiche, forse loro sanno qualcosa».
«Grazie».
La donna ti fa due nomi: Laura e Marisa, due compagne di classe di Susanna.
Se chiedi alla donna il permesso di guardare la stanza di Susanna, vai al 76.
Altrimenti puoi raggiungere la Frezzante al 24.

 

144

«Parlatemi dell'omicidio della stazione».
Fai un breve riassunto al commissario capo, descrivendo il corpo della ragazza e il luogo in cui è stata ritrovata.
«Ho già dato ordine che venga fatta una ricerca nell'elenco delle persone scomparse».
Se sei già stato dal medico legale, vai al 61.
Altrimenti prosegui al 20.

 

152

Se hai riportato l'Intuizione 4 vai al 123.
Altrimenti vai al 194.

 

154

«Queste sette sono solite compiere offerte rituali quando sentono minacciati i propri segreti», continua la donna. «L'agonia della povera Susanna potrebbe essere stata una cerimonia di purificazione».
«Quello che dice è inquietante, signora; comprenderà che mi è difficile crederle».
«Lo so, ci sono abituata.

Ma non ceda allo scetticismo, commissario...

Oddio... no...». Improvvisamente la donna si sente male: «No! Andate via!
Lasciatemi stare!».
Tu e Anna cercate di aiutarla, ma non sapete che fare.
La donna sembra lottare contro delle forze invisibili, le candele presenti nella stanza si spengono di colpo e fa improvvisamente freddo, poi avverti un’aura di male e di angoscia.
Se hai riportato l'indizio O vai al 208.
Altrimenti vai al 245.

 

159

Giungete nei pressi della casa del gruppo New Age che è già buio, ma non ti fermi di fronte, bensì fai il giro dell'isolato.
Entri con la macchina in uno stretto vicolo scavato tra due altissimi condomini, in fondo al quale c’è una rete metallica che segna il confine con il territorio della casa.
La facciata posteriore è nuda e anonima.

Nella recinzione è ricavata una porticina, chiusa con un pesante catenaccio.
Poco oltre si vede una rampa di scale che scende di un paio di metri in un corridoio sotto al livello della strada, in fondo al quale riesci a scorgere una porta da cui si accede probabilmente al seminterrato della comune.
«Sarei curioso di vedere cosa c’è lì sotto», dici.
«Sì, ma senza un mandato non possiamo», ti ricorda Anna, da brava tutrice.
«Faccio in un attimo. Non posso aspettare di avere il mandato».
«Francesco...», le parole della Frezzante si perdono nell’aria, perché con due salti sei già dall’altra parte.

Lei non riuscirà a seguirti. Meglio così, può essere pericoloso.

Giungi di fronte alla porta di metallo che porta al seminterrato, è chiusa a chiave, ma non sembra una serratura robusta, forse potresti scassinarla, pur sapendo di commettere un'infrazione.
Se intendi provare a scassinarla, vai al 197.
Se invece vuoi seguire le regole, vai al 225.

 

160

Tu e Anna lasciate in fretta il quartiere.

«Cosa è successo in quella casa, Francesco?».
«Non lo so, non me lo chiedere.

L'importante è che tu stia bene».

«Sei cambiato, Francesco», sottolinea Anna.

Appena tornati in centrale, verifichi le parole della donna sulla deposizione lasciata ai carabinieri la settimana prima, e trovi conferma che, esattamente tre giorni prima del ritrovamento del cadavere, la signora Gatti aveva effettivamente avvisato le forze dell'ordine sul delitto.
Vai al 240.

 

161

Vieni colto da una forte nausea, barcolli e ti appoggi alla parete. Riesci a leggere una scritta, sembra fatta con del sangue: “Rose Noir”.

Cerchi di raggiungere l’uscita, ma tutto si incupisce, la poca luce che filtrava dai vetri dello scantinato scompare, e improvvisamente ti trovi immerso nelle tenebre più profonde.
«Francesco... Francesco...!».

Improvvisamente ti senti chiamare, o almeno così ti sembra.

Una voce femminile, con un ché di famigliare, rimbomba nella tua testa confusa.

A questo punto perdi definitivamente la nozione del tempo e dello spazio: senti solo il bisogno di avvicinarti a quella voce, e barcolli verso la stanza dalle pareti nude.

«Vieni, Francesco... entra...», la voce ti invita suadente.

Ti parla dal fondo della stanza, avvolto da una strana nebbia.

Ti avvicini, adesso più incuriosito che spaventato; non ricordi ancora a chi appartenga quella voce...

«Vieni avanti, Francesco. Non avere paura. Vieni a me».

In altre circostanze avresti già estratto la tua pistola, ma qui, adesso, qualcosa te lo impedisce.

«Chi sei?».

«Davvero non mi riconosci, Francesco?».

La nebbia lentamente si dirada e infine la vedi, davanti a te...

Ti è piaciuta sin dal primo momento in cui l'hai vista.

E avevi una gran voglia di rivederla.

Così eccessiva, gonfia, decadente.

Adesso è seduta su un trono, e ti aspetta.

«Inginocchiati...».

Non puoi resisterle.

«Raccoglila...

E non perderla mai...».

Pur confuso, te l'appunti sulla giacca.

«Ora alzati...

Tira fuori la pistola...

E sparami in bocca...».

Non molto dopo, Anna ti vede tornare sereno e tranquillo.

«Francesco, come è andata?

Non tenermi in ansia.

Cos'è questa rosa?

È una rosa nera... che significa?».

«Vuoi farmi credere che tu... tu non sappia niente di tutto questo?».

Ti gira ancora un po' la testa.

Non ti interessa aspettare la sua risposta, ormai, pur stordito, molte cose ti sono venute chiare.

«Forse è meglio se guidi tu...», dici alla Frezzante.

«Che cosa dovrei sapere, Francesco? Sei tu che sei entrato lì dentro...».

«Riportami a casa, per favore».

Riporta l'indizio O.
Vai al 199.

 

167

Ora sei convinto di essere nel posto giusto.

Riporta l'intuizione 2.
Vai al 134.

 

181

«A questo punto mi pare evidente che la maga sappia un po' troppe cose...», afferma Merli. «L'hai detto anche tu, no? Come poteva sapere della rosa, se non è stata lei stessa a metterla sul luogo del delitto, oppure a suggerirlo a chi ce l’ha messa? Sai cosa facciamo? La portiamo qua e la interroghiamo, e magari la arrestiamo per complicità in omicidio».
«Vuoi scherzare?».
Merli si alza di scatto: «Stai forse dicendo che sto agendo male, Francesco?».
«No, credo anzi che sia una buona idea.
Forse non ci ha detto tutto... potrebbe anche essere implicata, certo».
«Bene, allora andate a prenderla e portatela qui, e se fa resistenza, arrestatela».
Vai al 248.

 

191

Non appena arrivi in centrale, trovi Anna ad aspettarti.
«Francesco, forse abbiamo qualcosa», la Frezzante sale in macchina con un foglietto. «Una donna ha chiamato, dice di avere notizie sul delitto Melandri».
«Andiamo».
La signora, tale Maria Gatti, abita in via Magolfa, nella zona dei Navigli, con la più alta concentrazione di maghi, fattucchiere, cartomanti e medium, di ogni etnia e religione.
Il quartiere è molto pittoresco, diviso tra i due canali del Naviglio, addobbato con strane luci colorate, simboli mistici e magici, e con bancarelle e locali che espongono libri antichi, oggetti miracolosi, polveri colorate...

Un aroma di incenso si propaga per l’intero quartiere.

Le vie qui sono piuttosto strette, i palazzi bassi, diverse sono le case dai tetti spioventi che talvolta arrivano a toccare quelli della casa di fronte.
Trovate l’abitazione della signora Gatti sopra a un negozio di oggetti magici. Entrate nel cortile interno di un palazzo a ringhiera, qui salite una piccola scala esterna di pietra, fino alla balconata che conduce alla porta d’ingresso dell’appartamento della signora.
Suoni il campanello e poco dopo udite una voce chiedere chi è: «Sono il Commissario Sparanero, signora; ha detto di avere delle notizie sul delitto Melandri».
Metti il tesserino della polizia davanti allo spioncino della porta, in modo che la donna possa vedere bene, poi senti il rumore del chiavistello e vedete la porta aprirsi.
Una donna di mezza età vestita di un coloratissimo abito di seta, con un foulard in testa e adornata con vari anelli e collane, vi fa entrare.

Il modesto appartamento è pieno di candele di tutti i colori, chincaglierie varie, incensi accesi, oggetti e soprammobili bizzarri e altre stranezze.
«Posso chiederle che lavoro fa, signora?», domandi, mentre tu e Anna sedete a un tavolo coperto di simboli mistici.
«Io sono una medium, metto le persone in contatto con i morti».
«Lei ha chiamato dicendo di avere notizie sul delitto Melandri.

Che cosa può dirci?».
«Ho sentito qualcosa, l’ho percepito chiaramente.

La avverto, commissario, che sto correndo un grave pericolo nel rivelarle quanto so, ma la morte di quella ragazza mi ha davvero turbata. Come le ho detto, io sono una medium, e talvolta ho delle premonizioni, immagini confuse che vorticano nella mia mente. Giusto una settimana fa ho visto chiaramente il corpo di quella ragazza accanto al vagone. Sono anche andata alla stazione dei carabinieri più vicina per avvertire dell’orrendo delitto che stava per compiersi, ma non mi hanno dato molto credito, hanno registrato la mia deposizione, certo, ma niente di più».
«Tutto qui?».
«Certo che no», risponde stizzita la donna, «ho due indizi, due piste che potreste seguire, io non so cosa vogliano dire, ma sono certa che a voi saranno chiare».
«Ovvero?».
«Dovete cercare dei segni legati al delitto».
«Segni?».
«Sì, una rosa... e qualcosa legato alla follia...».
«Una rosa?», domandi.
«Sì, una rosa nera. Un simbolo antico, appartenente a una setta magica.

A mio avviso non si è trattato di un delitto casuale, credo piuttosto che la morte della ragazza sia stata trasformata in offerta rituale al demone di questa setta...».
Se hai riportato l'indizio O vai al 239.
Altrimenti vai al 94.

 

197

Clank... la serratura scatta, sei un ladro mancato.
Apri lentamente la porta, dentro c’è molto buio, entra della fioca luce da qualche vetro che dà sull’esterno, ma niente di più. Ti trovi in un corridoio con alcune porte da entrambi i lati.
Hai una strana sensazione mentre cammini con attenzione, un presentimento negativo.
D'un tratto vedi dei drappi viola e neri appesi dentro le stanze, delle vesti, diverse candele rosse, bracieri, poi vedi una sala diversa dalle altre, dalle pareti nude, il pavimento sporco, le candele consumate…

Improvvisamente ti senti male, avverti una tremenda, ossessiva e angosciante aura di malvagità, hai come la sensazione che da dentro una stanza un'enorme ombra si stia levando per venirti incontro...
Vai al 161.

 

199

Il giorno dopo, il commissario capo Merli ti convoca nel suo ufficio.

«Volevo aggiornarti sui risultati delle indagini».
Annuisci.

«Abbiamo svolto delle ricerche sulla Giansanti e abbiamo scoperto che il suo vero nome è Nadine Jansen, di nazionalità danese. Fu arrestata a Genova con l'accusa di truffa aggravata. Sosteneva di poter leggere il futuro, di mettersi in contatto con i defunti, di essere una maga, una chiromante, una santona. Ma come spesso accade, le accuse sono cadute; poi si è trasferita qui e - grazie ai soldi di un anonimo benefattore di cui stiamo ancora ricercando le generalità - ha fondato questo movimento New Age di cui si è eletta Guru.

Forse è lei che manovra le sette esoteriche e sataniche della città, in questo momento. Dobbiamo assolutamente saperne di più, ma senza insospettirla troppo. Prima di smantellarla, dobbiamo sapere quanto è estesa la sua rete e dare un volto a chi ne è complice, attraverso finanziamenti e coperture».

«Non sarà facile, commissario».

«Lo so, ed è per questo che conto su di te, Francesco.

Tu non guardi in faccia a nessuno.

Ma devi essere prudente e fidarti di Anna».

«Va bene, Maurizio, farò come dici tu».

Merli è quasi incredulo di fronte alla tua compiacenza.

Se hai ottenuto l'indizio O vai al 242.
Altrimenti vai al 191.

 

208

Un brivido ti corre lungo la schiena, stai provando la medesima sensazione di paura che hai provato in quello scantinato e questa notte, quando ti sei svegliato di colpo.
«Via! Via! Andatevene! Presto! Non preoccupatevi per me!
Me la caverò, andate via!».
Senti di non poter restare un secondo di più in questa casa, afferri Anna per un braccio e insieme uscite di corsa, avvertendo fino all’ultimo qualcosa dietro di voi, qualcosa di oscuro.
Vai al 160.

 

212

«Non sarebbe la prima volta», continui, «che dietro la facciata di un pacifico gruppo pseudo-religioso si nasconda altro».
«Sospetti che anche la Giansanti non sia quella che dice di essere?».
«Non lo so, quello che so è che non mi è parsa per niente limpida».

Riporta l'intuizione 5.
Vai al 159.

 

239

«Una rosa nera, dice?».
«Esattamente».
La tua mente va subito a Nada.

Devi proteggerla. Ti piace troppo.

«È un indizio molto vago, signora.

Però faremo degli accertamenti».

Riporta l'intuizione 6.
Vai al 154.

 

240

«Non mi verrai a dire che credi ai vaneggiamenti di quella chiromante?», esclama il commissario capo da dietro la scrivania.
«Non lo so, Maurizio, sono successe cose strane, lo stesso delitto non è un delitto comune... la ragazza è stata sventrata e gli organi asportati, io non sono un esperto in materia, ma la probabilità che sia stata vittima di qualche rito magico esiste, non credi?».
«La magia, la stregoneria, il diavolo, non esistono, Francesco.

Sono fiabe che si raccontano ai bambini per spaventarli».

«Però quella donna aveva visto qualcosa nella sua mente alcuni giorni prima del delitto, è scritto su questo rapporto.

Lei parla di una rosa nera. Io stesso mi ci sono impigliato, sul luogo del ritrovamento, anche se poi l'ho gettata di nuovo nel prato».
«Tu, cosa?».
«Sì, lo so, Maurizio; ho già mandato due agenti a recuperarla».
Se hai riportato l'intuizione 6 vai al 181.
Altrimenti vai al 205.

 

242

Hai un sonno agitato, tormentato dagli incubi, ti svegli di soprassalto nel cuore della notte.
La stanza è buia e provi di nuovo quella terribile sensazione che hai avvertito nello scantinato, d'un tratto ti sembra che ci sia qualcuno in casa.

Accendi l'abat-jour e afferri la pistola sul tuo comò; vedi che sono le 3 del mattino.
La sensazione di paura non passa, ti sembra che quella stessa forza oscura sia ora qui dentro e che ti stia minacciando.

Ti alzi dal letto e accendi tutte le luci.

Non c'è nessuno, a parte te, in casa.

Eppure sei convinto di non essere solo.

Quando ritorni in camera da letto, la vedi...

Ti è piaciuta sin dal primo momento in cui l'hai vista.

La sua magliettina aderente e le grosse zinne a penzoloni sono un comando irresistibile. Ti fa dimenticare persino Anna, che hai inseguito per tanti anni...

«Non fare domande...

Sparami in bocca...».
Vai al 191.

 

248

Ritornate a casa della Gatti, il ricordo della brutta esperienza è ancora vivo, e quando bussate e non ottenete risposta, temete il peggio.
«Forse è stata male e ha bisogno di aiuto», suggerisce Anna.
«D'accordo. Sfondiamo».
Queste sono porte piuttosto leggere, con un paio di calci ben assestati la serratura cede ed entrate nella casa chiamando la donna per nome.
Fate alcuni passi all'interno, ma di lei nemmeno l'ombra, poi, d'un tratto, vedete uno sciame di api venirvi incontro.
«Via! Via!», urli ad Anna, tirandola per un braccio.

Una volta tornati sulla balconata, il pericolo sembra scampato.

Le api se ne vanno.

Ma della Gatti non c'è traccia.

«È proprio il caso di dire che ci siamo ficcati in un bel vespaio...», ironizza Anna.

«Sì, hai ragione.

Perché non rallentiamo un po'?

Ti va un'altra birra?».

Vai al 250.

 

250

«È ora che parliamo un po', Francesco...».

«Perché, finora cos'abbiamo fatto?».

«Ti piace la Giansanti?».

«È un bel tipo, ma ovviamente preferisco te».

«Ne sei proprio sicuro?».

«Sicurissimo».

«E quella libanese?».

«La libanese?».

«La libanese», conferma Anna.

«Mi fa tenerezza, ha poco da vivere».

«Però è una gran bella donna».

«Sono d'accordo».

«Se adesso andiamo a prendere un po' di roba e vengo ad appoggiarmi da te, che ne dici?».

Finisci il boccale d'un fiato.

«Puoi ripetere?».

«Hai capito benissimo.

Sono la tua rosa nera, Francesco...».

F I N E