Kadath KADATH di Salvatore Conte (2024) Carnevale 1919
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Tutti temono che stia per entrare in coma; o perfino che possa
accadere qualcosa di peggio…
I tuoi esperimenti sulla
Pietra Nera non hanno portato a risultati concreti. Il
tumore di tua moglie ha continuato a progredire e l’ha quasi uccisa. Il velo nuziale non le ha portato fortuna.
Si tiene una mano sulla pancia, quasi a controllare il cancro, e l’altra se la fa prendere da chi sta intorno a lei. Non è ancora rassegnata, si vede; vuole vivere, altro che menagrami e fautori della Camera Letale… Layla si spreme a fondo, vuole resistere e arrivare almeno alla Pasqua. Sulla sorte dell'importante donna incombe l'austera sagoma dell'Ospedale Puritano di Kingsport (con annesso cimitero), ultima spiaggia per tenerla in vita al momento degli aggravamenti finali. Il reparto ambulanze è stato allertato, sono pronti a partire al primo segnale di cedimento: Layla Boyle è molto nota in città, sarebbe un ricovero prestigioso per l'Ospedale. Per lei sono pronti ossigeno e plasma. Diversi cittadini, riuniti in Comitato, preoccupati per la sua sorte, hanno chiesto che venga ricoverata senza indugio e posta sotto stretta osservazione.
L'interesse
che l'intera Kingsport dimostra per tua moglie ti conforta, ma non sai se tutto
questo servirà a qualcosa. «Io l'ho vista proprio male... non mi stupirei se da un momento all'altro ci raggiungesse la notizia della sua morte...». «Ma che dici?! Viene assistita 24 ore al giorno... la situazione è sotto controllo, ha detto la Direttrice; se ha problemi seri, la siringo: ha detto proprio così».
«Sì, ma solo per tenerci buoni; il marito m'è parso
rassegnato». Temi che la situazione possa precipitare da un giorno all’altro e di risvegliarti con Layla morta stecchita al tuo fianco.
Speri almeno che il decesso non sia improvviso, hai ancora
bisogno di abituarti all’idea. La preferisci in coma, piuttosto che morta.
Noti la massa guizzare, mentre la testa gigantesca smuove la
catasta, affondando la mascella con ingordigia. La senti battere eccitata la
coda sul selciato, mentre mastica frantumando le ossa con schiocchi secchi, fino
a quando il suo sguardo vacuo non incrocia il tuo. Più avanti, al perdersi dello sguardo, oltre un bosco di alberi morti, svettano alcuni massicci Monoliti dalle sagome scure, schierati a intervalli regolari.
Tuttavia, la cosa veramente straordinaria è che hai Layla accanto a te!
È accompagnata dall'infermiera, ma non sembra averne
un particolare bisogno.
È proprio una mignotta! «Andiamo a dare un'occhiata... ma rimanete vicine». Ti avventuri nel Tempio dalle pareti viscide e ne discendi le scale fino a giungere a una saletta illuminata da una torcia. L’ambiente è tappezzato di arazzi consunti, coperti di simboli e scene grottesche che ritraggono cetacei, calamari giganti e altri colossi marini braccati da creature umanoidi, dalle estremità palmate e i tratti di rospo.
Alcuni drappi, più recenti, ritraggono un abominio dalle
proporzioni gigantesche nell’atto di prostrarsi insieme a un gruppetto di uomini
verso una figura incappucciata, vestita di giallo e seduta su un trono. Per fortuna il vecchio ha i riflessi lenti e riesci agevolmente a eluderlo. Poi gli salti addosso e lo disarmi. «Dannato idiota...», gli molli un calcio nel costato e quello da terra non si muove più. Non ti resta che dirigerti verso la misteriosa catena di monoliti che segna il confine della pianura. «Restiamo uniti», dici alle tue compagne. Vai al 21.
La lunga marcia vi conduce al cospetto di un cerchio di
mastodontici Monoliti di pietra lucida, innestati su un immenso piano di marmo
dalle venature dorate.
Al centro di quell’incredibile architettura, un portale
arabescato sorretto da un candido colonnato si schiude verso un luogo dove
nessun uomo è mai stato prima…
Il portale si richiude alle vostre spalle e un manto d’edera lo ricopre, rendendolo invisibile al punto da farti dubitare della sua stessa esistenza, al di là della coltre di foglie. Un ultimo sussurro scaturisce dalle ombre: «Recati al Tempio di Ulthar, il patriarca Atal ti attende». Di fronte a voi si aprono i meandri di una foresta tortuosa, dove enormi querce allungano i rami sinuosi che risplendono di muffe fosforescenti, rivelando la presenza di un sentiero diretto a una città protetta da mura massicce. «Che facciamo?», chiedi alle tue compagne. «Accampiamoci e stiamo a vedere che succede... Da questa faccenda dobbiamo uscire con un bel mucchio di quattrini», suggerisce Anna Akeley. «Sono d'accordo, ma dirigo io l'orchestra». Soltanto adesso ti rendi conto che Layla è cambiata, dopo l'ingresso nelle Terre del Sogno: è ancora più disinvolta del solito, su di lei non c'è traccia della malattia, la camicia è sbottonata fino allo stomaco e una lunga collana dorata le pende fin sotto le zinne.
È proprio una mignottona.
Avanzi con cautela con le mani alzate, cercando di attirarne
l’attenzione senza spaventarle, ma le creature si librano in volo brandendo i
rami appuntiti. Attaccano con furia assassina, ma riescono a malapena a
graffiarti la camicia, fino a quando il più piccolo di loro ti morde un orecchio
e riesce a ferirti, sicché anche i suoi compagni iniziano a puntare al volto.
«Perché non sei scappato subito?», ti rimprovera Layla. «Allontaniamoci un po' e allestiamo un campo per la notte». Durante il riposo, noti che le due donne si allacciano strettamente. Sono di pari stazza, imponenti e morbide. Le lasci fare, se c'è affiatamento è meglio, e poi sono già tanti i problemi da affrontare e i misteri da risolvere. Per compagnia hai il gatto.
Decidi di chiamarlo Bilbo.
Vi alzate presto e quando giungete al margine della foresta, è
ancora mattina. V’incamminate lungo una fertile pianura incorniciata da un fiume
limpido che sfocia sul Porto di Ulthar, mentre il fumo dei camini delle fattorie
forma nuvole grigie sopra i campi costellati di tetti di paglia. Noti che gli abitanti del luogo vi osservano dalle finestre con occhi sospettosi, finché non riprendete la strada che conduce al grande ponte di pietra, all’ingresso della città. Prima di attraversarlo, non puoi fare a meno di scorgere i resti di uno scheletro murato in una colonna, all’inizio del passaggio, che vi accolgono con un macabro monito.
Superato il fiume, passate sotto un ampio arco che fende il
granito delle massicce pareti poste a difesa del grazioso borgo dai tetti
aguzzi, e arrivate a una piazza affollata dove sono accalcate un’infinità di
bancarelle cariche di frutta e selvaggina di forme e colori bizzarri.
La foresta ti appare un paradiso in confronto agli orrori che
ti sei lasciato alle
All’improvviso, poco distante da te, avverti un miagolio
soffocato e noti un gattino fulvo che viene trattenuto da alcune minuscole sagome
brune.
Urli minaccioso per scacciare le creaturine, che si dileguano in un battito d’ali, e raccogli il felino tremante. Hai giusto il tempo di sincerarti della sua buona salute che uno sciame di piccoli esseri, simili a insetti umanoidi, si riversa su di te da tane nascoste e alberi cavi, finché l’intera area brulica della loro presenza.
Iniziano a morderti e a punzecchiarti con dei rami appuntiti. |
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