La Bomba LA BOMBA di Salvatore Conte (2024) V. CONCORRENZA ALL'ULTIMO FIATO ESPLOSIONE A BORDO PISCINA
Kelly Madison è una bionda esplosiva, uno scoppio di bellezza e salute, un esemplare unico di milf californiana cinquantenne, che dà almeno un giro di pista a tutte le giovani troiette della West Coast; di giorno si sbatte tra vasche e piscine di lusso, la sera può essere avvistata mentre si struscia addosso qualche stronzetto per le strade di Long Beach, stretta in vestiti fatti più di pelle - la sua - che di stoffa. Vive di coca e per la coca, e arrotonda col traffico d'armi: è una dura, oltre che una zoccola.
Nell'ambiente la chiamano la Bomba, e questo soprannome la fa godere. Qualche giorno addietro è stata contattata da alcuni scagnozzi di un noto Senatore, un pezzo molto grosso, che senza giri di parole le hanno ordinato un paio di chili di cocaina; una di quelle occasioni da cogliere al volo, un lavoretto semplice e pulito, che le farà intascare una bella provvigione sulla merce e la metterà in contatto diretto con un personaggio importante e influente. Le 15 del giorno stabilito e Kelly si ritrova puntuale davanti all'enorme cancellata d'ingresso, l'incontro è presso la villa del senatore, nella zona più lussuosa della città. Kelly mostra le zinne e il cancello si apre, la Corvette entra rombando, attraversando un lungo vialetto, prima di giungere nei posti riservati agli ospiti. Aggressivamente ostentata da una camicetta a quadri allentata all'inverosimile, percorre l'ampia scalinata che conduce al bianco e laccato portone d'ingresso.
La Bomba sta per esplodere in faccia al Senatore, vuole afferrare il potere... «Si accomodi, signora», un uomo della sorveglianza l'accoglie prima con lo sguardo e poi con le parole. «Il Senatore la prega di raggiungerlo in piscina, dove la sta aspettando». «La Bomba... mai soprannome è stato più indovinato, carissima Kelly...», il Senatore si alza dal lettino andando ad accoglierla con un paio di bicchieri di champagne. «Così mi lusinga, Senatore», prende il suo, lasciandosi baciare la mano, quella che regge la valigetta con la roba. «Qui dentro c'è la sua richiesta, se vuole controllare...». «Mi fido, Kelly, mi fido», la prende, passandola subito a un suo uomo, che però non sembra animato dalla sua stessa fiducia. «Tutto a posto, Senatore». «Nessun dubbio. Questa è per lei», le passa a sua volta una valigetta di pelle marrone. «Prima però faccia un bagno con me, oggi c'è un'afa terribile». «Più tardi, magari; con questo sole, se permette, voglio prima abbronzarmi un po'». «Si accomodi pure». La Bomba allenta gli ultimi bottoncini e cade su un lettino, esplodendo in tutte le sue lunghe zinne da sogno. «Senatore, mi perdoni. C'è un'importante telefonata per lei». «Bene, vado a prenderla nel mio studio», indossa il pregiato e costoso accappatoio. «Torno subito a godermi il suo spettacolo», e la guarda, passandola in rassegna dalla testa ai piedi. «L'aspetto...». Sembra proprio una giornata perfetta per Kelly. «Finalmente ci ritroviamo, maledetta puttana», la figura di una donna si para davanti al sole, mettendo Kelly in ombra, confermando che la perfezione è solo un'illusione. «Tu...?!», si mette una mano sopra gli occhi per metterla a fuoco. «Layla Gallego... l'ex agente spagnola... che si era messa con James Bond... la Super Sbottonata...».
«Già, sono proprio io... eri convinta di avermi ammazzato, vero...?», è vestita, come suo solito, con un camicione ampiamente sbottonato, stretto in vita da una vistosa cinta nera in tinta con i bottoncini. «Ma sfortunatamente per te, sono sopravvissuta». «Mi avevano avvertito che eri maledettamente dura a morire», una smorfia di disappunto contrae il bel viso di Kelly. «Vediamo se anche tu hai questa capacità», infila rapidamente la mano nella borsetta. «E se riesci a sopravvivere come ho fatto io». BANG BANG Due colpi di pistola esplodono improvvisi contro la bella californiana, colpendola in pieno appena sopra l'ombelico. «Ohhh...», il corpo di Kelly ha un sussulto, mentre le pesanti tette ondeggiano su e giù. «Maledetta...», abbassa lo sguardo sul proprio addome, portandoci sopra entrambe le mani. «Mi hai sparato...». BANG BANG BANG Altri proiettili esplodono immediatamente dopo, colpendo Layla che finisce in piscina con un lamento: gli uomini del Senatore non hanno perso tempo, sono addestrati anche per questo. «Cosa diavolo sta succedendo?!», il Senatore viene richiamato fuori dagli spari. «Dio mio...», vede nella piscina il corpo della donna, a galla sulla schiena. «È Layla, Senatore!», Jim, il capo della sicurezza, un massiccio ex marine con i capelli a spazzola, gli si para di fronte. «Ha sparato alla sua ospite...», indica Kelly, stesa sul lettino. «Come abbiamo sentito gli spari, abbiamo fatto fuoco contro di lei, neutralizzando all'istante il pericolo», Gustaf e Tommy, altre due guardie del corpo, intervengono precisando chi ha riempito di piombo la donna inglese. «Dannati imbecilli! L'avete fottuta!». «Senatore... mi aiuti... uhhh...», Kelly si sposta le mani dallo stomaco, lasciando vedere i buchi delle pallottole. «Quella puttana... mi ha sparato...». «Su, voi! Aiutatela ad alzarsi!», le due guardie si avvicinano alla donna. «Portatela dentro e chiamate subito il dottor Livingstone!», la tirano su, prendendola uno per parte. «Ohhh... fate piano...», si lamenta, mentre riescono a metterla dolorosamente in piedi. «Rupert, prendila tu», i due la sorreggono, finché il terzo la prende in braccio. Viene sdraiata su un ampio letto e rivestita con la sua camicetta a quadri. «Me la caverò... dottore...?», Livingstone la sta visitando. «Sei ferita gravemente, Bomba...», il medico ha saputo del soprannome e non rinuncia a usarlo. «Non ci sono buchi di uscita», le passa una mano dietro la schiena. «Dovrò estrarti entrambi i proiettili», le mette una larga garza a coprire i buchi. «Tieni premuto», e le accompagna le mani sullo stomaco, dopo averle riabbottonato la camicetta. «Mi brucia da morire...», reclina leggermente la testa in una smorfia di dolore. «Lo so», inizia a togliere dalla borsa gli strumenti necessari per operarla, sistemandoli su un mobiletto accanto al letto. «Perché tutto questo...?», il Senatore si siede nervosamente sul letto. «Perché Layla ti ha sparato? Vi conoscevate? Perché, maledizione!», la guarda aspettando subito una risposta. «È una lunga storia... Senatore... uhhh...», aggrotta la fronte. «Gliela racconterò...», accenna un sorriso, ma una fitta violenta glielo toglie subito dalla bella bocca. «Perché quel puttanone ti ha sparato?», vuole assolutamente saperlo, una sparatoria nella sua villa merita almeno una spiegazione. «La lasci stare, Senatore», Livingstone interviene con voce bassa, ma decisa. «In queste condizioni non deve parlare», le infila un ago in un braccio iniettandole una sostanza trasparente. «Dopo potrà farle tutte le domande che vorrà», una breve pausa per tirare via l'ago. «Se riuscirà a cavarsela...». RICORDATI CHE È MORTA
«Gustaf! Rupert! Tommy!», Jim chiama a gran voce i suoi uomini. «Chi di voi ha tolto il cadavere dalla piscina?». «Ma veramente, Jim... noi non ci siamo occupati di prelevare il corpo della donna», si guardano l'un l'altro, smarriti. «Come non ve ne siete occupati?! Dov'è allora il corpo di quella fottutissima puttana?!», indica la piscina, quasi fuori di sé. «Volete dirmi che è sparito da solo?! Muovetevi, maledizione! Setacciate il parco centimetro per centimetro! Un cadavere non può andare lontano!». La ricerca è nevrotica e furiosa, però... niente di niente. «Com'è possibile?! Era morta quella maledetta!», e picchia un pugno contro il primo albero vicino, tirando via un pezzo di corteccia. «Io l'ho vista galleggiare nella piscina!». «Ascolta, Jim... bisogna sistemare tutto prima che il Senatore se ne accorga». «Cosa possiamo fare, maledizione? Sono finito, fottuto», si passa istericamente una mano fra i capelli a spazzola. «No, c'è ancora una soluzione», Gustaf lo tira per un braccio. «Esci subito con una delle macchine. Noi torniamo dal Senatore e gli diciamo che ti abbiamo aiutato a caricare il cadavere nell'auto e che tu ti sei occupato di farlo sparire in un posto sicuro». Jim lo guarda smarrito come dovesse mettere insieme quelle semplici parole. «Può essere una soluzione...», cerca a fatica di riprendere il controllo dei suoi nervi. «È l'unica soluzione, Jim. Il Senatore non si accorgerà di niente. Anzi ti darà una pacca sulla spalla per avergli smaltito un cadavere così ingombrante...». «Hai ragione, Gustaf... possiamo cavarcela in questo modo», il viso riprende il suo colorito. «Prendo la Mercedes nera», si sfila un mazzo di chiavi dalla tasca dei pantaloni. «Muoviti, Jim... da adesso siamo tutti sulla stessa barca. Questo sarà il nostro fottutissimo segreto, che ci porteremo nella tomba». Un ultimo sguardo d'intesa, duro e risolutivo, e sale in macchina sapendo che dovrà stare fuori qualche ora, il tempo necessario per trovare un luogo adatto e sicuro per occultare un cadavere che non c'è. BUONA LA PRIMA
«È andato tutto maledettamente bene, James», seduta sui sedili posteriori, Layla guarda nello specchietto il suo compagno, che contraccambia con uno sguardo altrettanto elettrico, distogliendolo per un attimo dalla strada. «Le meningi dell'ex marine andranno sotto sforzo: dovrà capire come un cadavere possa aver scavalcato un muro di cinta». «A proposito di Jim...», Layla prende in mano un cellulare. «Gustaf mi ha appena informato che sta andando in giro a smaltire il mio cadavere... Il piano si sta completando alla perfezione. Adesso ho bisogno solamente di mettermi qualcosa di asciutto addosso». «Nella borsa hai una camiciona di ricambio e un asciugamano». Layla si toglie i vestiti inzuppati e inizia a tergersi lentamente, ripassando più volte l'asciugamano sulle stesse parti, in modo volutamente sensuale, e James Bond - aggiustandosi lo specchietto - pare gradire appieno lo spettacolo. Il piano è stato studiato in ogni minimo dettaglio da Layla Gallego, il donnone preferito del Senatore, oltre che dell'Agente 007. La donna da tempo aveva iniziato a confidare al suo compagno la volontà di vendicarsi della Madison, per un fatto accaduto fra loro, cominciando a pensare ossessivamente a un modo sicuro per eliminarla, correndo al tempo meno rischi possibili; cosa non semplice da attuare considerando l'influenza e le protezioni che la Bomba vantava in tutta la West Coast. E così aveva pensato a qualcosa di sensazionale e di molto cinematografico. UNA REGINA È DI TROPPO
«Se la caverà?». «Ha perso molto sangue e ci sono ancora emorragie interne; di più non potevo fare; quantunque abbia una fibra molto forte, è messa male». Il dottore ripulisce gli strumenti. Kelly, sdraiata sul letto, geme leggermente, quasi un sussurro doloroso, emesso a labbra chiuse. «Non dovrei dirlo, ma se vuole sapere qualcosa da lei, è meglio che glielo chieda subito», Livingstone esce dalla stanza, lasciando solo il Senatore. Intanto fra gli uomini si chiacchiera. «La Bomba è in fin di vita, Layla l'ha combinata grossa...». «Niente da fare? Livingstone è bravo». «Lo stomaco della Bomba è esploso... anche se non gliel'hanno detto; lei è convinta di salvarsi...». «Questa poi... una come lei, ridotta così... Adesso, vedrai, se la farà sotto... te lo dico io!».
«Si metta qui…», Kelly indica una poltrona a lato del comodino e lui l’avvicina al letto, sedendovi sopra. «Un tempo... io e Layla... eravamo amiche…», una smorfia le increspa la fronte, «ma presto... ho capito... che non c’era spazio... per tutte e due… la West Coast... doveva avere... solamente... una Regina…». Una pausa e riprende a fatica. «Così... una sera... le ho dato appuntamento... alla vecchia miniera abbandonata… una trappola… un finto scambio di merce…», la fronte è bagnata di sudore e le belle labbra sono secche. «Un po’ d'acqua…», il Senatore le porta un bicchiere alla bocca, e anche se non ce la fa a bere, serve per farla continuare a parlare. «I miei uomini... hanno fatto fuori i suoi… io le ho spiegato... che c’era posto... solo... per una... di noi due…», il Senatore con un fazzoletto le tampona il sudore, scendendo fino in mezzo ai grossi seni, che si alzano e si abbassano sempre più a fatica; vorrebbe chiamare il medico, ma capisce che non deve interromperla. «E le ho sparato... nella pancia da puttana… e lei è rotolata giù... per la discesa sterrata……», si lamenta, stringendo la coperta fra le dita. «Era morta… capisce... Senatore… morta…».
«Evidentemente non abbastanza... visto che l'ha ripagata con la stessa moneta, signora Madison...», l’uomo la guarda appagato, riprendendo il bicchiere. «Su, beva, adesso…», le alza il capo, avvicinandole la bocca all'acqua e stavolta riesce a mandarne giù un sorso. «Brava...». «Questa volta... però...», la fronte sempre più imperlata di sudore e la voce ormai così bassa da costringere il Senatore ad avvicinarsi con l'orecchio, «è morta... vero...». «Sì, stavolta è morta. I miei non le hanno lasciato scampo...», senza nascondere un certo rimpianto, la copre fino al collo, vedendola tremare convulsamente. «Bene...», con gli occhi chiusi accenna un sorriso. «È rimasta solo una Regina...», e reclina la testa su un lato, con il viso che distende i lineamenti, rassicurata da tale convinzione. CONCORRENZA ALL'ULTIMO FIATO
«Livingstone! Per dio, porti su il corpo di Layla e veda se riesce a rianimarlo... Jim eseguirà i suoi ordini. Ci provi! La pagherò bene...». Lo sguardo del Senatore ritorna sulla Madison, intontita e tremante. Se la immagina solida e tracotante, come era stata all'inizio. E la rivede adesso - con lo stomaco spappolato, ormai cadavere - in un tragico e paradossale contrasto.
Qualcosa scatta in lui.
La frustrazione le trasmette una
scossa di adrenalina.
«No… certo che no… io sono
tranquillo con te, Kelly...». Quello che il Senatore non immagina sono le altre due bombe che stanno per scoppiare... un cadavere buttato nei rifiuti e un cadavere che ritorna sbottonato: lo stesso cadavere, due botti, una sola bomba; oltre a quella che sta per scoppiargli in faccia... |
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