Il Naufragio di
Agrippina
nella
scultura di Giovanni Maltese
(fotografie e commento di Raffaella Di Meglio)
il contesto storico-letterario:
Ma un sacrilegio filiale anche in questa età
fu visto, e orrendo, quando nel mar
Tirreno la madre del principe
fu spinta con frode, sul funebre
naviglio. I nocchieri s'affrettano
a
lasciare il placido
porto, i flutti gorgogliano
sotto i remi, al largo spingesi
la nave... e si sfascia d'un subito
il suo guscio e i flutti la inondano.
Assordanti al cielo s'innalzano
le strida e i donneschi gemiti.
Agli occhi di tutti orribile
s'aggira la morte, e cercano
di fuggirla, alcuni aggrappandosi
alle tavole nudi e fendendo così
i
flutti, altri a nuoto arrischiandosi;
per volere del fato i più affondano.
L'Augusta le vesti si lacera,
si strappa i capelli, di lagrime
le sue guance si rigano.
Poi che speranza ormai non v'è più,
tutta sdegnata e già vinta dai guai,
«Questo premio - esclama - pel sommo mio
beneficio, o figlio, vuoi rendermi?
Ma di questa tua nave son degna, lo so,
perché t'ho generato, e t'ho dato poi
l'impero e il nome di Cesare,
io pazza! Dal Tartaro
solleva il tuo sguardo, o mio sposo, e del mio
duro castigo pasciti!
Io che fui causa, o infelice, del tuo
assassinio e la morte a tuo figlio apprestai,
or son tratta alla morte, e la merito,
insepolta discendo da te,
sommersa dall'onde implacabili».
Mentre parla, il viso le urtano
i
flutti; essa affonda e di nuovo poi
riemerge dall'onde; allontanano
le sue mani la morte con trepido
affanno, poi stanche cedono.
Ma in silenzio nei cuori, sprezzando il terror
della morte, rimane la fedeltà:
la padrona molti ancor osano,
benché stanchi dal mare, soccorrere;
lei, che lenta ormai nuota, incoraggiano
con la voce e col braccio sorreggono.
(Octavia
309/355, trad. Ettore Paratore)
Museo
Civico "Giovanni Maltese"
di
Forio d'Ischia
Il Naufragio di Agrippina
di
Giovanni Maltese (1883 ca.)
Fotografie e commento di Raffaella Di Meglio
(le immagini sono ingrandibili)
vietata la riproduzione
tutti i diritti di copia sono riservati
all'autrice
che si ringrazia vivamente per la gentile
concessione
Il grande gruppo
scultoreo ritrae Agrippina ed un marinaio sulla barca da pesca dove la madre di
Nerone fu tratta in salvo in seguito al naufragio della sua nave organizzato dal
figlio.
Della
barca si riconoscono solo i remi spezzati ed alcune travi in legno. Il corpo di
Agrippina è disteso sul fianco destro secondo una linea diagonale inclinata il
cui vertice è costituito dai piedi della donna; la posizione innaturale,
evidenziando le linee sinuose del corpo femminile, trasmette una sensualità che
attenua la drammaticità della scena raffigurata. La donna, con i capelli bagnati
e scarmigliati, l'abito inzuppato aderente al corpo, si aggrappa con la mano
sinistra al collo del marinaio. L'uomo, seduto, cerca di mantenersi afferrando
con la mano destra una trave della barca e facendo leva con la gamba destra,
mentre la sinistra è distesa sotto il corpo della naufraga.
La
composizione offre da ogni angolazione intensi scorci espressivi. Vista dal lato
delle teste dei due personaggi, mentre il volto dell'uomo appare seminascosto
perché piegato in avanti nello sforzo di sorreggere la donna, il viso di
Agrippina, che ha la testa tesa all'indietro nel tentativo di tenersi sulla
barca, risalta con evidenza: nell'apparente compostezza, le sopracciglia
aggrottate e la bocca leggermente contratta tradiscono lo sgomento e
l'agitazione della donna.
Maltese ha evitato una resa troppo drammatica della
scena, concentrando il pathos e la concitazione soprattutto nella posa contorta
e nell'intensa espressività del viso della donna.
N.B. | Sul polso sinistro di Agrippina è
osservabile un'armilla a testa di serpente.
(S.C. | Luglio 2008)