Il tintinnio della Storia
(S.C. - 2005)
La
monetazione punica e romana rappresenta una fonte storica di grande significanza
per la fondatrice di Cartagine. La "memorable expedition" (William Sharp) di
Elissa, ha infatti lasciato un segno profondo nella memoria degli uomini.
Tralasceremo di soffermarci sulle infinite rappresentazioni attribuite a Tanit
(quale Suprema Divinità di Cartagine), per evidenziare invece quelle attribuite
a Didone, quale Regina e fondatrice di Cartagine.
Per
quanto riguarda la tiara frigia qui coniata, si confronti
W 1.653 ss. (i doni troiani di Enea).
Si
tratta con buona evidenza di una "serie speciale", nella quale Didone compare
come ai Libici del IX-VIII secolo, ancora tutta intrisa delle proprie fattezze tirie,
diversamente dal tradizionale conio in gusto greco di Didone/Tanit, con cavallo
di Cartagine sul retro (che rappresenta il popolo punico, la sua nobile
fierezza, ed il sinecismo con quello africano e con i suoi ben noti cavalieri
libici).
Qui
figura invece un leone, simbolo sacro di Melqart e di Tiro, ovvero della città
patria di Didone; siamo cioé alle origini dell'epopea di Elissa, quando ella non
si era ancora consacrata Regina di Cartagine, ed un nuovo popolo non s'era
ancora formato sotto il suo scettro.
Tale
conio fu forgiato in occasione della guerra contro Agatocle, il temibile tiranno
greco di Sicilia. Lo scopo dell'operazione appare piuttosto evidente:
raffigurare al nemico il volto originario di Didone, l'invincibilità della
Regina e della città da lei fondata, ed interpretare l'evento (attraverso le
fattezze troiane) come vendetta storica dell'Oriente.
Inoltre significare ai Greci che i barbari dell'Occidente (così dai primi
erano chiamati i Cartaginesi) erano molto più orientali (nel senso di evoluti)
degli stessi Greci!
Didone è infatti figura di sintesi suprema tra Oriente ed Occidente (le due
dimensioni culturali e geografiche dell'antichità classica, diversamente dalla
moderna contrapposizione Nord-Sud).
Inoltre l'identità politica tra il nuovo tiranno Agatocle e quello antico
(Pigmalione, il fratello di Elissa), è chiara ed immediata. Così la
raffigurazione "tiria" di Didone assume il senso di un monito nei confronti di
Agatocle: i suoi scellerati disegni di egemonia saranno vanificati esattamente
come quelli di Pigmalione, che vide passare le colonie fenicie occidentali sotto
l'influenza di Cartagine, governata dall'odiata sorella; questo è il risoluto
intendimento espresso dal popolo di Elissa (rappresentato nel leone), in forma
di conio.
Non
può dunque sorprendere la risposta greca: si
noti infatti la coincidenza temporale tra il conio di questa serie "rievocativa"
e la nascita dell'irriverente racconto
d'appendice di Timeo (il frammento di Timeo è stato rinvenuto giusto in
appendice agli Strategémata del retore greco Polieno - II sec. d.C.,
opera a carattere anedottico, il cui basso profilo la dice lunga sul prestigio
di Timeo).
Tuttavia non va dimenticato che Cartagine acquisiva sempre di più la voracità
tipica di un Impero oligarchico, e che tale carattere deteriore aveva chiuso già
da tempo l'età elissea, l'epoca d'oro della civiltà fenicia.
Su 40 tipi di monete puniche illustrate dallo
Spano in apposita tavola e provenienti da vari ripostigli, 21 vengono da Scano e
sono della stessa grandezza con gli stessi simboli, cioè la testa di Didone o di
Cerere, da una parte, e il cavallo intero con la palma o la protome del medesimo
o tre spighe, dall'altra. Le monete furono coniate in periodi diversi.
da Giovanni
Spano, Bullettino Archeologico Sardo (1855)
Head
of Dido right, wearing pleated Phrygian tiara / Lion walking right, palm tree in
background.
The beautiful female head on
the obverse of this tetradrachm is usually identified as Dido-Elissa, a royal
refugee from Tyre who founded the city of Carthage in 814 B.C. Her intriguing
headdress is a Phrygian tiara, symbolizing an oriental origin. Pierre Strauss
once observed that its pleated form recalls a sea shell and is perhaps an
allusion to the dye murex for which Tyre was famous. This variety is one of
three separate special issues of the Siculo-Punic coinage depicting Dido.
Jenkins suggested they may have been struck as presentation pieces for the elite
battalion of 2000 citizens that headed the armada sent by Carthage against
Agathocles in 314 B.C.
© Antiqua Inc.
Obv. hd female (Tanit (Dido)) wearing oriental tiara (Phrygian type hairdress)
Rev. lion, palm tree in background, Punic legend ScMMHNT
Obv. hd female (Tanit (Dido)) wearing oriental tiara (Phrygian type hairdress)
Rev. lion, palm tree in background, Punic legend ScMMHNT
Obv. hd female (Tanit (Dido)) wearing oriental tiara
Rev. lion, palm tree in background, Punic legend SMMHNT
Obv.
hd female (Tanit (Dido)) wearing oriental tiara
Rev. lion, palm tree in background, Punic legend ScMMHNT
Obv. hd female (Tanit (Dido)) wearing oriental tiara
Rev. lion, palm tree in background, Punic legend SMMHNT
Quello che invece può in apparenza sorprendere, è che proprio all'interno dell'Impero Romano
(quello agonizzante del III secolo d.C.) si cerchi di evocare
in luce positiva un personaggio che per secoli si era cercato di vilipendere
(Didone).
Le
monete qui riprodotte presentano Didone nella sua eletta dimensione regale e
divina, cogliendo l'aspetto più autentico dell'epica virgiliana. Il retro della
moneta, di solito riservato a figure o allegorie divine, è qui dedicato a
Didone. E la stessa matrona imperiale, s'atteggia nell'acconciatura allo stile
di Elissa.
E
questi sono solo esempi di un più ampio repertorio di conii imperiali dedicati
alla grande Fenicia, percepita sempre più come il simbolo unificatore del
Mediterraneo; quel vasto brodo primordiale della civiltà umana che Roma unificò
con la forza, ma che Elissa raccolse ben prima sotto l'autorità morale del
proprio scettro.
Da
Settimio Severo in poi sarà tutto un tentativo di riscoprire le vere radici
dell'imperialità romana, al fine di opporle alle incombenti minacce, interne ed
esterne.
Ma
sarà troppo tardi.
Alla distruzione di Cartagine seguirà quella di Alessandria, e sarà il medioevo.
E dopo Timeo, nuovi diffamatori di Elissa si metteranno all'opera. Giustino
Giuniano tra questi.
Ma
la
Storia aveva ormai decretato: non fu Didone la nemica di Roma.
Nemici di Roma furono quelli che avevano respinto - superbi - l'eredità morale della
grande Regina del Mediterraneo.
Ed
in particolare il pensiero corre ad Ottaviano Augusto.
Non
è quindi Didone ad essersi suicidata, ma Roma stessa, e la civiltà classica
tutta,
che correvano ormai verso l'autoestinzione e l'Editto di Costantino.
In
poco più di tre secoli vengono rinnegate quelle radici mitiche (Troia ed Enea), che con
tanta pervicacia s'erano fittiziamente costruite.
Il
culto di Didone/Tanit, al contrario, sopravvive perfino alla scomparsa della
società che l'aveva adottato, e sarà tra gli ultimi culti pagani (in tutto
l'Impero) ad estinguersi, e solo in seguito alla devastazione definitiva delle coste
africane del Mediterraneo.
Valerian I. 253-260 AD. Radiate, draped and cuirassed bust right /
/
"Dido building Carthage" - Dido standing left holding sceptre and cubit rule;
to
the left a mason working on the top of a gateway, below a man digging with a
pick.
Julia Maesa, grandmother of Elagabalus and Severus Alexander.
IVL[IA MAI]-SA AVGV, diademed and draped bust right /
/
TYRIORVM above, Dido standing left, holding in right hand a rule
and
in left, transverse sceptre before the arched gate of the city of Tyre on left;
above gate, mason at work on a tower, below, man to right digging with pick;
murex shell above, palm tree to right.
Raro
esemplare di moneta cartaginese raffigurante Didone con elmo da battaglia
[ © Léo Dubal - copied by permission - do not copy
without permission ]