Conan: La Bagascia di Coppe CONAN: LA BAGASCIA DI COPPE di Salvatore Conte (2024)
Ripensi all’uomo con cui hai parlato prima e al “lavoretto” che ti appresti a fare stasera stessa. Riguardo al committente, non hai ancora avuto modo di guardarlo in faccia, ma paga bene per rubare solamente un oggetto. Devi penetrare in un negozio di antiquariato, o un museo, non hai capito bene, ma non t’interessano certe questioni, ti basta sapere esattamente dove si trova la coppa di diamanti che devi rubare.
Guadagneresti di più a rivenderla tu stesso, ma sai che certi
oggetti particolari sono difficili da smerciare ai ricettatori: è molto meglio
del denaro sonante in questi casi. È una vecchia bagascia che ti tiri dietro da un po' di tempo. Non sai quanto durerà, ma per il momento state insieme. È solo una grossa cessa, però ti piace proprio per questo. L'hai illusa promettendole di farla Imperatrice di questo mondo malvagio, e lei ha fatto finta di crederci.
I padroni delle bettole ti hanno offerto
parecchio denaro per lasciarla a loro, visto che si tira addosso gli occhi dei
clienti, ma al momento reputi giusto tenerla per te.
In breve giungi di fronte alla porta che ti ha descritto il tuo committente; dall’altra parte c’è il corridoio su cui dà la stanza in cui si trova la coppa che devi rubare. Rimani in ascolto: senti dei rumori, ma non capisci di cosa si tratti. Non ti piace, anche se forse è solo la tua immaginazione. Rivolgi un'occhiata interrogativa a Layla, ma la grossa mignotta scuote la testa. Porti allora una mano alla tua arma e la sollevi, il suo peso ti dà sicurezza: non c’è orrore che non possa essere passato a fil di spada o schiacciato da una mazza. Stavolta è Layla a scrutarti perplessa.
Ritrovata la calma, rinfoderi l’arma e apri la porta, dietro
di essa un arazzo scuro ti cela il corridoio. Deve trattarsi di una porta
segreta, non visibile dall’altra parte.
Afferri l’asta di ferro e tiri con tutte le tue forze. Gonfi i
muscoli delle braccia, muggisci come un bue che trascina un aratro di pietra, ma
niente. I tuoi sforzi sono inutili. Cambi allora presa, cercando di torcere
l’asse. Senti che si piega sotto la tua forza poi, d’improvviso, uno schiocco
che rimbomba nella notte silenziosa ti annuncia che sei riuscito a schiantarla. Vai al 56.
Il secondo giro è ancora più soddisfacente del primo.
«Sei una bestia, Layla». «Ho voglia solo di dormire».
Annuisci ed esci dalla stanza. «Conan...». Ti volti e lei è là: camicia allacciata di fretta, con un solo bottone, zinne e pancia da sorca. «Vengo anch'io... in città sono più abile di te...». «Allora muoviti...» Vai al 48.
Quando tornate nel corridoio principale, senti dei passi avvicinarsi, deve trattarsi della guardia di ronda; scatti verso il nero arazzo di seta che cela la porta da cui siete entrati e schizzi su per le scale che danno al piano superiore, tirandoti dietro Layla, quasi di peso. Risali sul tetto e respiri la fresca aria della notte. «Scendo prima io, fai piano...», dici alla donna.
Ti cali lungo il muro, aspettando ogni volta che ti venga
vicino la pesante bagascia, di cui annusi il grosso culo, e infine corri verso
il punto in cui il tuo committente ti sta aspettando: «Ce l’hai?», domanda
ansioso, gli occhi che bruciano di avidità.
Non rompe troppo il cazzo e si fa scopare quando ne hai voglia; nel mezzo, ti cattura l'occhio con la sua camiciona bianca sbottonata fino allo stomaco. «Chiuditi dentro e non aprire a nessuno». «Ci tieni così tanto a me?». «Stiamo insieme, Layla...».
Ti alzi e la donna ti afferra un polso: «Sei già sazio?»,
domanda languidamente. «Eppure avevo sentito che voi uomini del nord avete
appetiti pari ai vostri muscoli». Quando rimane senza fiato si stacca ansimante. «Per Crom, se hai ragione», esclami, «ma… …stasera ho un lavoretto, l'hai capito, no?».
Ti rivesti e scendi al piano di sotto. Vai al 48.
Quando arrivi all’appuntamento è buio, anche se le strade sono
illuminate debolmente da torce poste a intervalli regolari. Un lato della via
costeggia il magazzino del negozio in cui dovrai entrare; noti delle statue
raffiguranti guerrieri, fanciulle e altri soggetti più particolari. Dall’angolo
con una strada vicina si affaccia un giovane, che sta attirando la tua
attenzione: agita una mano facendo ondeggiare la manica ricamata, deve trattarsi
di un nobile alla ricerca di qualche esotico piacere, o che ha messo gli occhi
addosso a Layla. Fai finta di niente, quand’egli ti chiama sottovoce: «Conan,
abbiamo un appuntamento!». «Io no, ma la mia donna sì». «Lei non può seguirti, non ce la farebbe...». «E dove vuoi che la lasci? Qui al buio, a beccarsi una coltellata?». «Posso badare io a lei». «No, Layla viene con me; è più agile di quanto non sembri». «Fai come ti pare, ma stai attento a non fallire.
La coppa si trova in quella stanza, in una nicchia nel
pavimento, sotto la statua in rame di un dio shemita. Tutto chiaro?».
Grugnisci un assenso e ti appoggi al muro, controllando di
fronte a te. Poco dopo vedi una figura passare dall’altro lato della strada;
guardi il nobile chiedendogli a gesti se si tratti di lui. Il tuo committente
annuisce. Quando la guardia è passata, ti incita ad agire.
Non c’è nessuno nel vasto corridoio che si distende davanti a te. Rimani in attesa, muovendo gli occhi per ispezionare il locale. Le ombre prodotte dalle grosse candele che brillano nelle nicchie sono mutevoli, ma nulla indica un pericolo. Esci da dietro l’arazzo; tendaggi di velluto nero ricoprono le pareti, intramezzati da scudi, panoplie e raffigurazioni di bizzarre divinità. Per allentare la tensione, ti volti verso la Layla e le ficchi una mano nella camicia sbottonata: «Tu sei una donna da sposare...», le sussurri. «Addirittura?!», sorride, come la stronza che è. «Di mariti ne ho sparsi in giro parecchi...». «Allora, mano a mano che li trovo, li ammazzo tutti... così divorziano...». «Smettila, buffone, il tempo stringe».
La bagascia ha ragione. Devi sbrigarti o rischi di essere
colto in flagrante dalla guardia di ronda; se dovesse gridare mentre la uccidi,
qualcuno da fuori potrebbe sentire l’urlo e dare l’allarme. Dai un’ultima
occhiata in giro e procedi.
Scalate il muro senza troppi problemi e, giunti sul tetto, vi
acquattate in ascolto: nulla. Bene.
«Fammi vedere...!», Layla ti strappa la coppa con un moto imperioso. «È bellissima, la voglio per me!».
«Smettila di fare la stupida, donna».
La taverna è gremita di gente, l’odore di sudore e alcool
scadente impregna l’ambiente.
Accarezzi il fodero della tua arma e stringendoti addosso
Layla, quasi sollevandola da terra, t’immergi nella calca di corpi, diretto
verso l’uscita; mentre sei vicino alla porta, gli spazi si fanno più ampi e un
vecchio da un occhio solo viene spinto dall’uomo con cui stava litigando,
finendoti addosso. Rimbalza contro di te e crolla sul pavimento.
Le statue che hai visto prima possono essere un ottimo aiuto, soprattutto se sono robuste. Dopo un rapido controllo ti accerti che fanno al caso tuo e cominci la scalata, mandando avanti Layla. Vai al 45.
Procedi cauto verso le scale che conducono di sotto, proprio come ha detto il tuo committente; qui, al piano di sopra, non c’è nulla che devi prendere. Scendi allora le scale per andare al piano di sotto, vai al 15.
Le fiamme delle torce appese alle pareti si riflettono sulle
superfici delle statue presenti nella stanza; i soggetti che riconosci sono
divinità tipiche di vari Paesi.
Porti una mano a coprire il borsello con le Monete. Socchiudi
gli occhi minaccioso e ti prendi il tempo di osservare i due uomini che stavano
litigando: come sospettavi senti qualcuno che cerca di soffiarti il denaro, ma
tu, svelto, gli torci il braccio fino a romperlo.
Si sta rialzando assieme al ragazzo. «Andiamo...», Layla ti conferma che non ci sono sorprese.
Quando sei nell’aria fresca della sera, rinfoderi l’arma e ti
allontani insieme alla tua bagascia.
«Perché, avevi dei dubbi?», ribatti, mostrandogli la coppa tempestata di diamanti. I pallidi raggi lunari si riflettono sulle pietre preziose e gli occhi dell’uomo si fanno ancora più grandi e ingordi.
Allunga le mani, ma tu allontani l’oggetto che tanto brama:
«Ora sta a te farmi vedere se hai quanto mi devi». Ci sono tutte, ma non bastano più. Gli lanci indietro il sacchetto. «Che significa?!». «Spiacente, ma questa zoccola si è invaghita della Coppa. E io non ho motivi per scontentarla. Lei soddisfa i miei piaceri, tu no. Hai qualcosa da ridire?». «Ma... io... No... non ho niente da ridire...». La tua espressione gli ha fatto cambiare rapidamente idea, invitandolo a rassegnarsi. «Andiamo... sarà tua dopo che mi sarò saziato, donna». Per prudenza lasci subito la città, in ogni caso ti aveva stancato.
«Ora comprendo la tua natura perversa, Layla», le sussurri,
sotto il cielo del deserto. Questo è ciò che importa sotto il profilo del Gioco, il resto è affar tuo. F I N E |
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