Conan: La Bagascia di Coppe

CONAN: LA BAGASCIA DI COPPE

di Salvatore Conte (2024)

1

Raccogli le ultime tracce di unto nel piatto con una crosta di pane secca e insapore; almeno la carne non era male.

Ripensi all’uomo con cui hai parlato prima e al “lavoretto” che ti appresti a fare stasera stessa.

Riguardo al committente, non hai ancora avuto modo di guardarlo in faccia, ma paga bene per rubare solamente un oggetto.

Devi penetrare in un negozio di antiquariato, o un museo, non hai capito bene, ma non t’interessano certe questioni, ti basta sapere esattamente dove si trova la coppa di diamanti che devi rubare.

Guadagneresti di più a rivenderla tu stesso, ma sai che certi oggetti particolari sono difficili da smerciare ai ricettatori: è molto meglio del denaro sonante in questi casi.
Svuoti la birra e alzi gli occhi su Layla.

È una vecchia bagascia che ti tiri dietro da un po' di tempo. Non sai quanto durerà, ma per il momento state insieme. È solo una grossa cessa, però ti piace proprio per questo. L'hai illusa promettendole di farla Imperatrice di questo mondo malvagio, e lei ha fatto finta di crederci.

I padroni delle bettole ti hanno offerto parecchio denaro per lasciarla a loro, visto che si tira addosso gli occhi dei clienti, ma al momento reputi giusto tenerla per te.
Se la porti di sopra a scopare, vai al 35.
Se preferisci cominciare a lavorare, la saluti con un rapido cenno ed esci dalla locanda; vai al 48.

 

15

In breve giungi di fronte alla porta che ti ha descritto il tuo committente; dall’altra parte c’è il corridoio su cui dà la stanza in cui si trova la coppa che devi rubare. Rimani in ascolto: senti dei rumori, ma non capisci di cosa si tratti. Non ti piace, anche se forse è solo la tua immaginazione. Rivolgi un'occhiata interrogativa a Layla, ma la grossa mignotta scuote la testa.

Porti allora una mano alla tua arma e la sollevi, il suo peso ti dà sicurezza: non c’è orrore che non possa essere passato a fil di spada o schiacciato da una mazza.

Stavolta è Layla a scrutarti perplessa.

Ritrovata la calma, rinfoderi l’arma e apri la porta, dietro di essa un arazzo scuro ti cela il corridoio. Deve trattarsi di una porta segreta, non visibile dall’altra parte.
Allunghi il braccio e scosti la tela di seta.
Vai al 43.
 

21

Afferri l’asta di ferro e tiri con tutte le tue forze. Gonfi i muscoli delle braccia, muggisci come un bue che trascina un aratro di pietra, ma niente. I tuoi sforzi sono inutili. Cambi allora presa, cercando di torcere l’asse. Senti che si piega sotto la tua forza poi, d’improvviso, uno schiocco che rimbomba nella notte silenziosa ti annuncia che sei riuscito a schiantarla.
Riprendi fiato, apri la botola e scivoli dentro al Tempio, facendoti seguire dalla tua vecchia sorca.

Vai al 56.

 

24

Il secondo giro è ancora più soddisfacente del primo.

«Sei una bestia, Layla».
«Guarda che lo prendo come un complimento», cinguetta, ravvivandosi i capelli.
«Se vuoi lavorare, lavora, ma non farti ritrovare con un coltello nella trippa...».

«Ho voglia solo di dormire».

Annuisci ed esci dalla stanza.
Stai per scendere dabbasso, quando ti senti chiamare...

«Conan...».

Ti volti e lei è là: camicia allacciata di fretta, con un solo bottone, zinne e pancia da sorca.

«Vengo anch'io... in città sono più abile di te...».

«Allora muoviti...»

Vai al 48.

 

25

Quando tornate nel corridoio principale, senti dei passi avvicinarsi, deve trattarsi della guardia di ronda; scatti verso il nero arazzo di seta che cela la porta da cui siete entrati e schizzi su per le scale che danno al piano superiore, tirandoti dietro Layla, quasi di peso.

Risali sul tetto e respiri la fresca aria della notte.

«Scendo prima io, fai piano...», dici alla donna.

Ti cali lungo il muro, aspettando ogni volta che ti venga vicino la pesante bagascia, di cui annusi il grosso culo, e infine corri verso il punto in cui il tuo committente ti sta aspettando: «Ce l’hai?», domanda ansioso, gli occhi che bruciano di avidità.
Vai al 79.

 

35

Un’ora dopo le stai accarezzando i capelli nella stanza in cui siete alloggiati. È molto più vecchia di te, ma al momento andate d'accordo.

Non rompe troppo il cazzo e si fa scopare quando ne hai voglia; nel mezzo, ti cattura l'occhio con la sua camiciona bianca sbottonata fino allo stomaco.

«Chiuditi dentro e non aprire a nessuno».

«Ci tieni così tanto a me?».

«Stiamo insieme, Layla...».

Ti alzi e la donna ti afferra un polso: «Sei già sazio?», domanda languidamente. «Eppure avevo sentito che voi uomini del nord avete appetiti pari ai vostri muscoli».
Ti chini a baciarla profondamente sulla bocca.

Quando rimane senza fiato si stacca ansimante.

«Per Crom, se hai ragione», esclami, «ma…

…stasera ho un lavoretto, l'hai capito, no?».

Ti rivesti e scendi al piano di sotto. Vai al 48.
…al diavolo, c’è ancora tempo!», esclami, infilandoti nuovamente sotto le coperte. Vai al 24.

 

41

Quando arrivi all’appuntamento è buio, anche se le strade sono illuminate debolmente da torce poste a intervalli regolari. Un lato della via costeggia il magazzino del negozio in cui dovrai entrare; noti delle statue raffiguranti guerrieri, fanciulle e altri soggetti più particolari. Dall’angolo con una strada vicina si affaccia un giovane, che sta attirando la tua attenzione: agita una mano facendo ondeggiare la manica ricamata, deve trattarsi di un nobile alla ricerca di qualche esotico piacere, o che ha messo gli occhi addosso a Layla. Fai finta di niente, quand’egli ti chiama sottovoce: «Conan, abbiamo un appuntamento!».
Riconosci la voce, si tratta dell’incappucciato che ti ha affidato la missione. Avevi scorto un volto giovane alla taverna, ma te l’eri immaginato diverso. Ti avvicini, controllando attorno: siete soli. «Immagino tu non mi abbia riconosciuto», ragiona il tuo committente, «in effetti non mi avevi visto in volto».
«Già», asserisci squadrandolo. È il tipo di ragazzo che non ha mai lavorato un solo giorno in vita sua; ti domandi per quale motivo voglia un oggetto tanto prezioso, chiaramente i soldi non gli mancano.
«Ascoltami», il nobile attira la tua attenzione sulla parete del magazzino, «devi salire su questo muro, giungerai sul tetto del magazzino; c’è una botola protetta da una chiavarda, non credo sia un problema per te», sorride, indicando i tuoi muscoli; «una volta dentro non distrarti, procedi fino alle scale che conducono dabbasso; scendile e ti troverai dietro una porta che dà sul corridoio. Entraci, poi vai nella quarta porta a sinistra», l’uomo si ferma, pensieroso. «Sai contare fino a quattro, vero?».

«Io no, ma la mia donna sì».

«Lei non può seguirti, non ce la farebbe...».

«E dove vuoi che la lasci? Qui al buio, a beccarsi una coltellata?».

«Posso badare io a lei».

«No, Layla viene con me; è più agile di quanto non sembri».

«Fai come ti pare, ma stai attento a non fallire.

La coppa si trova in quella stanza, in una nicchia nel pavimento, sotto la statua in rame di un dio shemita. Tutto chiaro?».
Annuisci e fai per andare.
«Un attimo», il giovane ti richiama, «attendiamo che passi Arus, la guardia di ronda, è un sempliciotto, ma meglio non rischiare».

Grugnisci un assenso e ti appoggi al muro, controllando di fronte a te. Poco dopo vedi una figura passare dall’altro lato della strada; guardi il nobile chiedendogli a gesti se si tratti di lui. Il tuo committente annuisce. Quando la guardia è passata, ti incita ad agire.
Se pensi sia più prudente attendere il prossimo giro della guardia, vai al 27.
Se scatti dall’altro lato della strada per scalare il muro, puoi decidere se dirigerti verso le statue (vai al 53), oppure dove la parete è sgombra (vai al 13).

 

43

Non c’è nessuno nel vasto corridoio che si distende davanti a te. Rimani in attesa, muovendo gli occhi per ispezionare il locale. Le ombre prodotte dalle grosse candele che brillano nelle nicchie sono mutevoli, ma nulla indica un pericolo. Esci da dietro l’arazzo; tendaggi di velluto nero ricoprono le pareti, intramezzati da scudi, panoplie e raffigurazioni di bizzarre divinità.

Per allentare la tensione, ti volti verso la Layla e le ficchi una mano nella camicia sbottonata: «Tu sei una donna da sposare...», le sussurri.

«Addirittura?!», sorride, come la stronza che è. «Di mariti ne ho sparsi in giro parecchi...».

«Allora, mano a mano che li trovo, li ammazzo tutti... così divorziano...».

«Smettila, buffone, il tempo stringe».

La bagascia ha ragione. Devi sbrigarti o rischi di essere colto in flagrante dalla guardia di ronda; se dovesse gridare mentre la uccidi, qualcuno da fuori potrebbe sentire l’urlo e dare l’allarme. Dai un’ultima occhiata in giro e procedi.
Se entri nella terza porta a sinistra, vai al 10.
Se entri nella terza porta a destra, vai al 33.
Se entri nella quarta porta a sinistra, vai al 61.
Se entri nella quarta porta a destra, vai al 17.

 

45

Scalate il muro senza troppi problemi e, giunti sul tetto, vi acquattate in ascolto: nulla. Bene.
Guidato dalla luce della luna scorgi la botola davanti a voi. La chiavarda che la blocca è grande e robusta; impossibile da rompere per un uomo comune, ma non per te. Tuttavia, avrai comunque da faticare.
Vai al 21.

 

47

Le luci delle torce danzano sui diamanti che tempestano la coppa; la sollevi di fronte a te, mentre un sorriso t’illumina il volto. Si trova esattamente dove ti è stato detto: in una nicchia nel pavimento, davanti alla statua in rame di un dio shemita.

«Fammi vedere...!», Layla ti strappa la coppa con un moto imperioso. «È bellissima, la voglio per me!».

«Smettila di fare la stupida, donna».
Ti riprendi la coppa e la nascondi fra i tuoi abiti, con l’intenzione di consegnarla al tuo committente, nonostante le pretese della grossa cessa che ti trascini dietro.
Vai al 25.

 

48

La taverna è gremita di gente, l’odore di sudore e alcool scadente impregna l’ambiente.
È in posti come questi, situati nelle zone più squallide della città, che si trovano i lavori migliori: solitamente si tratta di quelli che nessuno vuole fare, ma non in questo caso. Probabilmente il tuo committente è qualcuno noto in città e ha bisogno di uno straniero per il colpo. Certo, potrebbe essere una trappola, ma sapresti come gestirla.

Accarezzi il fodero della tua arma e stringendoti addosso Layla, quasi sollevandola da terra, t’immergi nella calca di corpi, diretto verso l’uscita; mentre sei vicino alla porta, gli spazi si fanno più ampi e un vecchio da un occhio solo viene spinto dall’uomo con cui stava litigando, finendoti addosso. Rimbalza contro di te e crolla sul pavimento.
Se ti fermi a osservare meglio i due uomini, vai al 65.
Se aiuti il vecchio ad alzarsi, vai al 5.

 

53

Le statue che hai visto prima possono essere un ottimo aiuto, soprattutto se sono robuste. Dopo un rapido controllo ti accerti che fanno al caso tuo e cominci la scalata, mandando avanti Layla.

Vai al 45.

 

56

Procedi cauto verso le scale che conducono di sotto, proprio come ha detto il tuo committente; qui, al piano di sopra, non c’è nulla che devi prendere.

Scendi allora le scale per andare al piano di sotto, vai al 15.

 

61

Le fiamme delle torce appese alle pareti si riflettono sulle superfici delle statue presenti nella stanza; i soggetti che riconosci sono divinità tipiche di vari Paesi.
Sei nella stanza giusta, ora devi solo individuare la figura corretta.
Se ti dirigi verso le divinità di Kush, vai al 54.
Se propendi per le nemediane, vai all’11.
Se ti fermi da quelle shemite, vai al 47.

 

65

Porti una mano a coprire il borsello con le Monete. Socchiudi gli occhi minaccioso e ti prendi il tempo di osservare i due uomini che stavano litigando: come sospettavi senti qualcuno che cerca di soffiarti il denaro, ma tu, svelto, gli torci il braccio fino a romperlo.
Un ragazzo dai sudici capelli biondi e il volto rubizzo giace ai tuoi piedi, tenendosi il polso dolorante: «Dannato selvaggio!», urla, rivolto a te. «Credi di essere a casa tua, dove voi bestie potete fare tutto quello che vi pare?».
Rispondi con un grugnito, portando la mano sulla tua arma, mentre Layla si stringe a te.
«Ci sono delle leggi qui!», rincara la dose il vecchio con un occhio solo.

Si sta rialzando assieme al ragazzo.
«E quale di queste leggi m’impedisce di uccidervi prima che arrivino le guardie?», domandi, estraendo la tua arma. Ti volti indietro, lanci occhiate furiose alla massa di avventori che sta seguendo silenziosa la scena; nessuno osa fare una mossa, sono qui per ubriacarsi e gozzovigliare, al massimo per rubare, non certo per rischiare la vita.
Esci dalla locanda camminando all’indietro.

«Andiamo...», Layla ti conferma che non ci sono sorprese.

Quando sei nell’aria fresca della sera, rinfoderi l’arma e ti allontani insieme alla tua bagascia.
Vai al 41.

 

79

«Perché, avevi dei dubbi?», ribatti, mostrandogli la coppa tempestata di diamanti. I pallidi raggi lunari si riflettono sulle pietre preziose e gli occhi dell’uomo si fanno ancora più grandi e ingordi.

Allunga le mani, ma tu allontani l’oggetto che tanto brama: «Ora sta a te farmi vedere se hai quanto mi devi».
«Certamente!» estrae dalle vesti eleganti un sacchetto di pelle e te lo lancia; lo afferri al volo e conti le Gemme al suo interno.

Ci sono tutte, ma non bastano più.

Gli lanci indietro il sacchetto.

«Che significa?!».

«Spiacente, ma questa zoccola si è invaghita della Coppa.

E io non ho motivi per scontentarla.

Lei soddisfa i miei piaceri, tu no.

Hai qualcosa da ridire?».

«Ma... io...

No... non ho niente da ridire...».

La tua espressione gli ha fatto cambiare rapidamente idea, invitandolo a rassegnarsi.

«Andiamo...  sarà tua dopo che mi sarò saziato, donna».

Per prudenza lasci subito la città, in ogni caso ti aveva stancato.

«Ora comprendo la tua natura perversa, Layla», le sussurri, sotto il cielo del deserto.
Complimenti Conan, hai completato la Missione!

Questo è ciò che importa sotto il profilo del Gioco, il resto è affar tuo.

F I N E